Il passaggio al digitale terrestre non è stato affatto indolore e continua a creare problemi nelle regioni dove avviene il definitivo “switch off“. Non lo è stato per le regioni come la Sardegna, che ha fatto da apripista nella sperimentazione del nuovo sistema di diffusione del segnale televisivo e non lo è per tutti quei romani che oggi stanno continuando a subire il disagio di una risintonizzazione forzata dei canali.
Un altro aspetto sottovalutato però è quello della rottamazione dei vecchi televisori, per chi ha deciso di non continuare ad utilizzarli comprando un decoder. Da gennaio a fine ottobre 2009 sono stati rottamati oltre 1,7 milioni di televisori, 385 mila solo in Lombardia.
Danilo Bonato, direttore generale di ReMedia, il principale sistema collettivo multi-settore italiano per la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), ha stimato che entro il 2013 verranno comprati circa 25 milioni di apparecchi mentre circa 15 milioni di pezzi usciranno dalle case degli italiani.
Il rischio è che i consumatori possano disfarsene impropriamente, anche perché manca una norma che consenta al venditore di ritirare direttamente le tv da rottamare. Ad oggi, la prassi è che l’utente porti l?apparecchio in una delle isole ecologiche presenti sul territorio o lo faccia venire a ritirare presso la propria abitazione.
Il vetro presente nei tubi catodici in questo modo viene reinserito nel ciclo produttivo di un impasto ceramico che concorre, tra l’altro, al raggiungimento dei crediti per ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale sugli edifici.
Il ministro del?Ambiente Stefania Prestigiacomo intanto ha promesso che a febbraio verrà introdotto il sistema dell’uno contro uno e cioè della possibilità di consegnare al rivenditore il proprio televisore da rottamare in cambio dell’acquisto di uno nuovo.