Privacy, facebook nuovamente nel mirino

di Anna Fabi

20 Luglio 2009 10:00

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Secondo il commissario canadese per la privacy, la tutela delle informazioni personali degli utenti di Facebook sarebbe molto superficiale. Per mesi sono state attive due applicazioni "spione"

«Abbiamo trovato gravi falle nel modo in cui Facebook opera riguardo alla protezione dei dati degli utenti». Sono le parole del commissario canadese per la privacy Jennifer Stoddart, che ha commentato i risultati del rapporto svolto sul funzionamento del noto social network in relazione alla tutela dei dati personali.

Secondo Stoddart, oltre a violare le leggi canadesi sulla privacy conservando a tempo indefinito anche le informazioni personali di chi ha disattivato il proprio account, Facebook sarebbe colpevole di una gestione superficiale sia delle informazioni date agli utenti per impostare il proprio livello di visibilità, sia di quelle fornite per la cancellazione vera e propria dei profili.

Ma c’è di più: da circa quattro mesi esiste un’applicazione (Photo Stalker), sviluppata da un programmatore americano, che consente di sbirciare negli album fotografici di persone con le quali non si ha stretto amicizia. Più recente invece la versione made in Italy, che porta il nome di “Seegugio” e che permette ugualmente di fare gli spioni senza che le vittime ne vengano a conoscenza.

Il problema è proprio che i due software non fanno nulla che non si possa già fare su Facebook e cioè sfruttano le impostazioni di default della piattaforma di condivisione che la disattenzione degli utenti porta a lasciare invariate. Le restrizioni sulla privacy, quando sono impostate, infatti creano un muro anche per i due programmi.

Il blocco delle due applicazioni è arrivato solo venerdì e il livello di diffusione predefinito delle foto sembra ora essere automaticamente impostato sulla propria rete di amicizie. Ma c’è chi, come l’avv. Antonino Polimeni, esperto di diritto di Internet, tira in ballo un nuovo problema relativo a chi è ritratto in una foto su Facebook pur non essendo iscritto al social network: «Qualcuno ha mai chiesto loro l’autorizzazione alla diffusione?».