La cosidetta legge Hadopi (Haute autorité pour la diffusion des oeuvres et la protection des droits sur internet) che avrebbe imposto la creazione di una autorità superiore per la diffusione delle opere, la protezione dei diritti su Internet e per il controllo sul traffico dati nel web, è finita per scontrarsi con la costituzione.
La dottrina Sarkozy, che sembrava iniziare a fare scuola anche negli altri paesi europei, con diverse iniziative volte all’isolamento degli utenti dalla rete, non ha oltrepassato le maglie della carta dei diritti dell’uomo del 1789 in difesa del diritto d’espressione. In realtà, il principio da cui tutto traeva ispirazione potrà essere portato avanti con le dovute correzioni, ma nulla toglie, ad esempio, che l’Hadopi possa essere comunque creata e che svolga la funzione di monito nei confronti dei navigatori.
In fase di approvazione della legge, prima ancora che il Partito Socialista presentasse il suo ricorso al consiglio costituzionale francese, il commissario europeo incaricato per le nuove tecnologie, Viviane Reding non aveva ravvisato alcuna violazione del diritto comunitario europeo nel testo della legge e aveva ricollocato l’ambito della discussione nell’area nazionale di provenienza.
Fatto sta che, per la legge francese sarebbe stato incostituzionale permettere una sanzione per l’utente prima ancora che fosse avvenuto un regolare processo. Sospiro di sollievo quindi anche per gli ISP (chiamati in causa anche in una analoga iniziativa italiana del senatore D’Alia ), che rimangono al di fuori della disputa.
Il Presidente della Repubblica francese Sarkozy e la controparte che aveva spinto così tanto per far passare la legge non si sono ancora espressi in merito alla debacle della loro iniziativa. Resta da comprendere se, e fino a qual punto, governo e major si accorderanno per varare una legge che permetta il tracciamento delle connessioni per poi eventualmente contestare gli illeciti.