I siti esistenti sono circa 230 milioni (ma aumentano ogni pochi secondi). Davanti a tanta scelta il navigatore comune sembra proprio aver paura perchè finisce, nella maggior parte dei casi, per rifugiarsi in pochi, conosciuti siti web. A dirlo è Survey Shack, una società di ricerca britannica ingaggiata da Microsoft per aver un quadro della distribuzione dei click nell’intera rete mondiale.
Scondo i dati elaborati da Surve Shack, gli utenti europei utilizzerebbero il web prevalentemente per leggere notizie, per interagire con i propri contatti di Facebook, per guardare film, tv o ascoltare e scaricare musica online. In sostanza, la famosa “lunga coda” di contenuti “di nicchia”, quella che rende internet una miniera di informazioni per qualunque interesse di ogni utente, è praticamente sconosciuta alla maggioranza dei navigatori.
Delle seimila persone maggiorenni intervistate, più di mille sono italiane, suddivise fra donne e uomini. I dati che riguardano il nostro paese pesano quindi per poco più di un sesto su quelli europei e mostrano come circa il 62% dei navigatori italiani si limiti a visitare non più di sei siti ogni volta; si tratta per giunta quasi sempre di pagine frequentate abitualmente.
Roberto Liscia, presidente di Netcomm (Consorzio del commercio elettronico italiano) e vicepresidente di Assinform, l’associazione per l’information technology di Confindustria non è affatto stupito dei riusltati dell’analisi. Tecnicamente il grafico dei click segue l’andamento di una distribuzione di Gauss dove il valor medio è rappresentato da tre aree di interesse e cioè: l’informazione, i social network e le pagine web dedicate all’intrattenimento. Tre categorie che, anche in termini di traffico, raccolgono da sole la metà circa dei byte scambiati in rete.
«Se Internet è un servizio – ha commentato Liscia – e non più una regione sconosciuta da esplorare, il tempo di navigazione diminuisce e si concentra su obbiettivi precisi. Vale per il mondo concreto, vale anche per quello online. Informarsi, comunicare, divertirsi e comprare sono le attività principali fuori e dentro la Rete. Ecco perché pure sul web si preferiscono sempre più siti importanti, quelli che si conoscono e dei quali ci si fida».
Insomma Google e Facebook come Barilla e Ferrari. «Si dimostra l’aderenza al principio di Pareto anche per Internet: il 20% dei venditori fa l’80% delle vendite – osserva ancora Liscia – In Italia il 73% del nostro e-commerce è nelle mani di appena 20 siti. Eppure nel web è proprio dalle realtà marginali che arrivano sempre le novità di maggior impatto. Quelle che nel giro di qualche anno diventano fenomeni di massa».