Una mappa delle zone più a richio del mondo: è WikiMapAid, il portale nato dalla collaborazione tra l’associazione no-profit Global MapAid con Wikinova e l’Università di Fortaleza in Brasile, già noti in questo settore per aver realizzato un altro celebre esperimento di “mappatura” con WikiCrimes. L’hi-tech non dimentica le aree disagiate del pianeta. Grazie al WikiMapAid si cercherà di associare all’uso collaborativo del software wiki le cosiddette “WikiMap” per pubblicare, scambiare e “mappare” informazioni di vario genere, ed in particolare le condizioni di vita nelle nazioni in via di sviluppo.
Ma non si tratta del primo caso di mappatura di fenomeni globali. Un’iniziativa simile era già stata realizzata da HealtMap con lo scopo di realizzare una mappa dei focolai delle malattie, riunendo informazioni e notizie da varie fonti per avere sempre aggiornamenti in tempo reale.
WikiMapAid va oltre. Partendo dall’attività del precursore, è orientato ad elaborare informazioni diversificate, non più limitate ad un ambito specifico, ma al tempo stesso più ramificate e capillari. Ad esempio, la mappatura riguarda, oltre alle malattie, anche gli orfanotrofi, oppure fenomeni come la siccità, l’occupazione, l’istruzione e l’alimentazione.
A essi si aggiungono anche informazioni sui luoghi e infrastrutture chiave del paese, dagli ospedali ai centri di distribuzione di cibo e acqua ma anche alle scuole. Il tutto sempre realizzato in linea con la “filosofia Wiki“, ovvero grazie all’interscambio di informazioni tra gli utenti, finalizzato alla raccolta di dati, strutture, notizie in forma collaborativa.
In questo modo, chiunque può contribuire alla realizzazione e all’aggiornamento della mappa di soccorso. Basta iscriversi al sito e accedere alle informazioni o aiutare ad inserire notizie sulle mappa. Per far ciò, gli utenti possono creare dei marcatori all’interno dei quali individuare la posizione dei luoghi di aiuto e allegarvi immagini, link o testi informativi.
Tra le iniziative in corso in questo momento va citata quella sullo Zimbabwe, dove si sta cercando di monitorare costantemente una gravissima epidemia di colera.