Il ddl antifannulloni alla fine si è fatto strada nonostante le polemiche. Le novità sono tante e vanno dall’istituzione del “cartellino” per i dipendenti pubblici all’innalzamento della soglia minima di uscita per il pensionamento a 40 anni effettivi, passando per l’avvento della class action nella PA, fino ad arrivare al nuovo modello di contrattazione, alle pagelle per i dipendenti e alla riforma della dirigenza pubblica.
A dirla tutta, lo schema del ddl, ricalca in diversi casi soluzioni già abbozzate in passato senza troppo successo. Ad esempio, tutto il personale a contatto con il pubblico, con poche eccezioni, dovrà obbligatoriamente farsi identificare con nome e cognome mediante targa o cartellino, cosa che prima era stata prevista in via facoltativa.
Le novità invece riguardano i meccanismi di valutazione: una struttura indipendente avrà il compito di gestire il sistema valutativo delle cartelle che verranno associate ad ogni impiegato in cui saranno registrate le note riguardanti la propria efficienza.
Anche i clienti dei servizi pubblici avranno la possibilità di contribuire al mantenimento di un alto livello di funzionalità, potendosi ora associare nelle azioni risarcitorie in caso di disservizi (class action). Ci saranno inoltre ulteriori attribuzioni per il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) che predisporrà una relazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle Pubbliche Amministrazioni.
Novità anche per il ruolo di controllo che potrà essere svolto dalla Corte dei conti, sia a richiesta delle competenti commissioni parlamentari o del Consiglio dei Ministri sia autonomamente. Saranno inoltre stabilite percentuali minime di risorse da destinare al merito e alla produttività.
Per ridurre il ricorso a contratti a termine e consulenze, Renato Brunetta ha pensato di agevolare la mobilità, incentivandola soprattutto nei casi di carenza di organico. Fra gli obiettivi del provvedimento si fa anche riferimento alla convergenza degli assetti regolativi del lavoro pubblico con quelli del lavoro privato, con particolare attenzione al sistema delle relazioni sindacali.
Infine licenziare uno statale non sarà più un tabù. Infatti il ddl prevede la definizione della tipologia delle infrazioni più gravi che comportano la sanzione del licenziamento.Il codice disciplinare potrà essere affisso all’ingresso della sede di lavoro o essere pubblicato nel sito web dell’amministrazione.