Si fa presto a lamentarsi dell’arretratezza della Pubblica Amministrazione italiana. Molto più difficile è prodursi in azioni concrete che aiutino effettivamente gli enti pubblici ad evolvere in qualcosa di finalmente moderno. Difficile perché i fattori coinvolti sono molteplici e di diversa natura e perché la resistenza al cambiamento è spesso un grosso ostacolo. Fabio Fregi, Direttore Public Sector di Microsoft Italia, ci spiega in che modo il colosso informatico di Redmond sta cercando di dare un concreto aiuto alla PA italiana: dalla digitalizazione all’e-health, fino all’Unified Communication.
1) A che punto è l’informatizzazione della PA italiana? Quali sono le aree maggiormente sviluppate e quali invece gli aspetti dove bisogna ancora intervenire?
È sempre più sentita la necessità di migliorare la qualità dei servizi ai cittadini e di ridurre i costi della macchina amministrativa grazie alla tecnologia. Negli ultimi anni la PA ha puntato molto sul rinnovamento della capacità di rapportarsi con l’esterno e sull’utilizzo dell’innovazione a vantaggio di cittadini e aziende. Ormai tutte le pubbliche amministrazioni rendono disponibili servizi online, ma a mio avviso occorrerebbe migliorare il livello di multicanalità, fondendo insieme servizi Web, chat e call center in grado di prendersi carico delle richieste dei cittadini, come ha fatto da circa un anno il comune di Milano adottando la “Microsoft Citizen Service Platform”. Infine, la PA dovrebbe essere in grado di parlare il linguaggio di tutte le fasce di età, puntando molto sui giovani che sono i più “affamati” consumatori di tecnologia. Anche la dematerializzazione è una grande opportunità, per uscire dal paradosso che vede i documenti nascere in formato elettronico con Word per poi essere stampati. L’Unione Europea entro il 2012 auspica una riduzione del 25% degli oneri amministrativi. Il piano E-Government 2012 presentato dal Presidente del Consiglio e dal Ministro Brunetta lo scorso 21 gennaio andrà proprio in questa direzione, accelerando l’adozione da parte dell’Università e degli Istituti dei servizi didattici e amministrativi online, ed anche permettendo la costituzione del fascicolo elettronico dei Giudici, così come la costituzione di fascicoli sanitari elettronici per i cittadini in campo sanità.
2) Qual è, secondo lei, l’ostacolo maggiore che tuttora inibisce lo sviluppo tecnologico della PA?
Ci sono dei limiti di carattere organizzativo dovuti al fatto che negli anni l’adozione della tecnologia nella Pubblica Amministrazione è avvenuta spesso senza un disegno omogeneo: da un punto di vista infrastrutturale significa che spesso gli enti pubblici hanno difficoltà a dialogare tra di loro, a scambiarsi informazioni e vivono realtà di informatizzazione molto disomogenee sul territorio. Per questo motivo sosteniamo che sia molto importante adottare standard aperti e soluzioni tecnologiche in grado di dialogare con il patrimonio informatico esistente presso gli enti pubblici con l’obiettivo di favorire la crescita e la diffusione di progetti concreti. Esiste però anche un limite culturale: riteniamo infatti che l’IT debba essere considerato sempre più un importante fattore di innovazione, e non solamente un costo. Solo investendo nell’innovazione, la Pubblica Amministrazione può rinnovarsi e contribuire a far fare un salto di qualità alla diffusione dell’ICT nel nostro Paese.