Qualcuno lo aveva immaginato, ma adesso arriva la Federazione contro la pirateria musicale (FPM) a confermare i timori: la contraffazione digitale scalza l’intero mercato discografico italiano.
La quantità di file musicali scaricati abusivamente dal web si aggira intorno alle 1300 unità per ogni PC che effettua l’accesso ai software del p2p realizzando un fatturato complessivo pari ai 300 milioni di euro rispetto ai 266 milioni stimati per il mercato legale.
Ma la pirateria non si è limitata alla discografia, e negli ultimi anni, con la diffusione di console e lettori dvd nelle case delle famiglie italiane, ha preso di mira anche il mercato cinematografico e quello dei videogame.
Sebbene in Italia la violazione del diritto d’autore preveda multe esose pari anche ai 103 euro per ogni file illegale, e una pena detentiva fino a tre anni di carcere per i casi di attività lucrativa, la regolamentazione sembra non aver ancora scoraggiato gli amanti del download illegale.
Anche la Fimi, la federazione delle principali aziende discografiche italiane, si è pronunciata sulla necessità di arginare il fenomeno della contraffazione attraverso l’impiego di piattaforme alternative di condivisione musicale. Questa strategia è stata definita dai portavoce dell’associazione «fondamentale per l’adeguato sviluppo dell’offerta legale che in Italia ha raggiunto, negli ultimi 8 mesi del 2008, circa il 10% del mercato complessivo, con un importante sviluppo del social networking e del video streaming».