A partire dagli anni novanta del secolo appena trascorso, le PA hanno attinto sempre più ai dati provenienti dai satelliti per finalità differenti da quelle tradizionali relative alla Difesa e alla Meteorologia. In campo agricolo e ambientale, per esempio, gli enti preposti alla tutela del patrimonio boschivo contro gli incendi, all’irrigazione delle aree coltivate, alla ricerca di discariche abusive, ecc. si servono dei potenti “occhi” che orbitano sopra le nostre teste per attività di controllo, prevenzione, gestione ottimale e, se è il caso, anche repressione. Le immagini provenienti dai satelliti vengono anche utilizzate per il censimento catastale in ambito urbanistico e per il controllo e la lotta all’abusivismo edilizio, anche e soprattutto nelle aree protette, come il Parco dell’Etna.
Nel caso dell’importante oasi naturalistica siciliana la piattaforma su cui poggia l’intero progetto è naturalmente il SIT, Sistema Informativo Territoriale, il dettagliato complesso di dati del proprio territorio, espresso anche sotto forma di mappe virtuali e cartacee, continuamente aggiornato dalle più svariate fonti, quindi anche dai satelliti. Tramite tutta questa messe di dati è ovviamente possibile conoscere in breve tempo le modifiche avvenute nel territorio, gli edifici di nuova costruzione e gli sbancamenti che solitamente precedono le nuove attività di urbanizzazione, e se non autorizzate, intervenire celermente. Fino ad oggi sono stati identificati nell’area del Parco dell’Etna 1815 edifici abusivi.
Sulla base del PON – Programma Operativo Nazionale 2000/2006 “Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia” è stato avviato il potenziamento dei sistemi di acquisizione dati e di controllo tecnologico del territorio. Tali progetti vengono sostenuti anche dal POR Sicilia 2000-2006 misura 1.0.1 che con il programma “realizzazione, completamento e adeguamento reti di monitoraggio” si è imposto l’obiettivo di realizzare in Sicilia una rete di sistemi informativi territoriali denominati SIRA (Sistema Informativo Regionale Ambientale), finalizzati alla creazione e allo sviluppo delle fonti di conoscenza relative allo stato dell’ambiente ed al loro continuo aggiornamento. In particolare, con tale strumento è stata finanziata l’implementazione della piattaforma SIT dell’oasi naturalistica etnea.
Il Parco dell’Etna si estende su una superficie di 58.367 ettari suddivisi in quattro zone: la A e la B rappresentano il cuore dell’area protetta (insieme raggiungono i 44.628 ettari) costituendone rispettivamente la riserva integrale e quella generale, mentre la C ? differenziata in pedemontana e altomontana ? ha lo scopo di ospitare gli insediamenti turistici. La D rappresenta infine una sorta di limitata area cuscinetto creata per favorire l’integrazione fra il parco e il territorio circostante. Proprio su quest’ultima zona si è concentrata la gran parte dei casi di abusivismo.