Le telecamere per la videosorveglianza proliferano in tutta Italia: controllano locali chiusi, interni degli uffici, stanze di passaggio, ma anche accessi al pubblico, strade, parchi e sale d’aspetto. L’Autorità garante per la protezione dei dati personali, proprio per regolamentarne l’installazione e l’utilizzo, nel 2004 aveva adottato un provvedimento generale con criteri precisi da rispettare.
L’avvocato Michele Iaselli, presidente dell’Andip, l’associazione nata per tutelare il diritto della riservatezza dei dati ed il rispetto della dignità della persona, ha pertanto accolto con favore la notizia dell’iniziativa dell’Autorità garante di avviare una serie di ispezioni in tutta Italia per vigilare sul rispetto delle regole in materia di videosorveglianza gia’ fissate dall’Autorità quattro anni fa.
Secondo l’avvocato Iaselli troppo spesso si fa uso di questo sistema di controllo estremamente invasivo e non sempre necessario. L’aggravante, secondo il presidente dell’Anip, è la totale assenza di un’informativa ai cittadini oltre alle scarse misure di sicurezza adottate.
«Nella maggior parte dei casi si dimentica – argomenta l’avvocato Iaselli – che gli impianti di videosorveglianza devono essere attivati solo quando altre misure siano insufficienti o inattuabili; che l’eventuale conservazione delle immagini deve essere limitata nel tempo, che i cittadini devono sapere sempre e comunque se un’area è sottoposta a videosorveglianza, che l’installazione di telecamere è lecita solo se è proporzionata agli scopi che si intendono perseguire».
«Se è vero che il diritto alla protezione dei dati personali non pregiudica l’adozione di misure efficaci per garantire la sicurezza e l’accertamento degli illeciti è anche vero che l’installazione di sistemi di videosorveglianza non deve però violare la privacy dei cittadini e deve essere conforme al codice in materia di protezione dei dati personali» conclude il presidente dell’Anip.