I progetti di comunicazione e sviluppo delle tecnologie nell’attività della Pubblica Amministrazione hanno diversi obiettivi e finalità: la condivisione delle conoscenze è certamente uno delle più importanti e, forse, più complicate, da perseguire.
Come per le aziende private, la risorsa più preziosa nella PA è rappresentata dal cosiddetto “capitale umano”, dall’insieme delle competenze e know-how dei dipendenti e collaboratori. Ecco perché un sistema di comunicazione “interna” e strutturata potrebbe mettere in comunione queste competenze e permettere un’analisi condivisa e partecipata di problematiche e relative soluzioni.
Studio Formazione Etica, società di consulenza di Faedis (Udine), propone alla Pubblica Amministrazione una piattaforma innovativa per condividere queste competenze e valorizzare le risorse umane anche riducendo in maniera sensibile tempi e costi per consulenze esterne. Ne parliamo con Stefano Miglietta, uno dei promotori del progetto.
Qual è la storia e le peculiarità di Studio Formazione Etica?
Studio Formazione Etica nasce nel 2001 da un team di professionisti che operavano già da diversi anni nel campo dello sviluppo delle risorse umane, in qualità sia di formatori che di consulenti. Dal momento della sua costituzione SFE ha sempre privilegiato un rapporto aperto e incentrato sulle persone piuttosto che sui processi, puntando sempre a trasmettere le competenze attraverso una formazione basata più sulla pratica che sulla teoria, modulando approcci multidisciplinari orientati alla crescita sostenibile delle persone e delle organizzazioni. Uno dei fili conduttori delle nostre attività è la cura degli aspetti trasversali, un fattore che trascende le competenze tecniche acquisite con lo studio, la pratica e l’esperienza, coinvolgendo in ultima analisi la nostra umanità, ossia l’abilità di relazionarsi, di comunicare, di organizzare il proprio tempo, di affrontare e risolvere i problemi, di lavorare in gruppo, di essere leader e di sapersi rinnovare.
Che cos’è Pa-rete? Puoi illustrarci come nasce questo progetto? Da quale esigenza della PA nasce la vostra idea?
Da alcuni anni lavoriamo molto con gli Enti Pubblici. Abbiamo svolto numerosi percorsi di formazione e consulenza per le PA, dai corsi più semplici e richiesti, come quelli di comunicazione, a quelli più complessi sulla leadership e lo sviluppo delle risorse umane, dai diversi interventi di consulenza rivolti a mappare le competenze, alle indagini di citizen satisfaction, marketing territoriale, e analisi organizzative. È attraverso il contatto diretto e l’esperienza sul campo, fianco a fianco con funzionari e amministratori, che abbiamo individuato numerose problematiche affini che potevano essere affrontate a monte in modo strategico ed economicamente favorevole, al fine di ottimizzare le risorse umane e le loro competenze. L’idea del nuovo modello è nata 3 anni fa ed è la nostra risposta alla difficoltà della PA italiana ad essere elastica e dinamica nel rispondere alle effettive esigenze interne ed esterne. Questo elemento di inerzia è causato sia da aspetti culturali che strutturali: la storia di come è nato il pubblico impiego e di come si è evoluto giustifica l’enorme numero di dipendenti della PA italiana, ovvero oltre 3,5 milioni di persone che devono operare all’interno di un sistema burocratico complesso ed in costante mutamento.
Tutte queste persone costituiscono da un lato un enorme capitale umano, ma dall’altra parte un potenziale che non riesce ad esprimersi: gli ostacoli della comunicazione fra i funzionari producono perdite di tempo, di denaro e circoli viziosi che si risolvono in un calo di efficienza e qualità dei servizi offerti dal pubblico impiego.