Il Tar del Lazio ha accolto le richieste degli operatori di servizi a valore aggiunto ritenendo che per la questione sia necessario un approfondimento direttamente nel merito.
La prossima udienza è prevista per il 13 novembre, pertanto la delibera dell’Autorità per le telecomunicazioni che prevedeva, a partire dal prossimo 1 luglio, il blocco automatico delle chiamate ai numeri a sovrapprezzo, non avrà più effetto.
Invano è intervenuta in giudizio Confconsumatori, la Confederazione generale dei consumatori, contro i ricorsi presentati avverso le delibere n. 418/07, 97/08 e 201/08 dell’Autorità di garanzia per le comunicazioni (Agcom).
In realtà, i numeri a sovrapprezzo non sono utilizzati solamente da maghi, cartomanti e servizi per ricevere loghi o suonerie. Infatti, spesso tali numerazioni servono alle aziende per offrire servizi di assistenza e informazioni ai propri utenti ed è il chiamante (cioè l’utente) a pagare una tariffa per l’accesso a tale servizio.
Come fa notare Primo Mastroianni, segretario dell’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori), l’esempio di Sky è illuminante: «Per avere accesso ai suoi programmi – riferisce Mastroianni – occorre pagare un abbonamento, ma in caso di problemi con il collegamento del decoder e la verifica della funzionalità dell’impianto è necessario fare un numero che inizia con 199, che è a valore aggiunto, cioè si paga di più».
Ecco perché, conclude Mastrantoni, «a Sky, come a tutte le aziende che offrono tale prestazione in relazione a un bene o servizio pagato dall’utente, chiediamo di trasformare il 199 in 800 (numero verde) o in una normale telefonata. Troppo?».