Il Governo intende varare una normativa per imporre dei limiti alle intercettazioni telefoniche e alla pubblicazione dei loro contenuti da parte della stampa.
La decisione, annunciata dal ministro della Giustizia Angelino Alfano è stata poi confermata da Silvio Berlusconi durante il convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria: «Con un intervento che faremo al Consiglio dei ministri della prossima settimana introdurremo il divieto assoluto di intercettazione telefonica, con esclusione per indagini che riguardano la criminalità organizzata, la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra o il terrorismo».
Stando alle dichiarazione della maggioranza si è reso necessario adottare una regolamentazione in grado di contrastare l’uso illegittimo delle intercettazioni telefoniche che hanno coinvolto negli ultimi anni circa tre milioni di italiani, violandone la privacy per fatti spesso non connessi alle indagini della magistratura.
La limitazione prevista dal provvedimento ha poi l’obiettivo di ridurre i notevoli costi relativi a questo tipo di operazioni che gravano sul bilancio della giustizia italiana.
Ma se una maggiore tutela della privacy, la riduzione dei costi e il divieto di pubblicare contenuti fino al riscontro del giudice vede favorevoli anche esponenti dell’opposizione, numerose sono le polemiche suscitate dalla decisione di escludere dalle intercettazioni il mondo politico.
Le inchieste di Calciopoli e Vallettopoli hanno infatti dimostrato che l’intercettazione è uno strumento investigativo indispensabile per la lotta alle forme più insidiose di criminalità.
Tra qualche giorno si discuterà dell’attuazione della normativa e delle sanzioni penali per coloro che violino la privacy: fino a cinque anni di carcere per chi ordina o esegue queste intercettazioni mentre per gli editori che le pubblicheranno è prevista una consistente pena finanziaria.