Acquisti “verdi” per la PA, si faranno?

di Lorenzo Gennari

15 Aprile 2008 17:40

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Nei giorni scorsi è stato firmato il DM per gli acquisti di beni e servizi a basso impatto ambientale per la PA, ma in assenza di un decreto attuativo e visto l'esito delle elezioni, il piano nazionale sul Green Public Procurement rischia lo stop

Una nota del ministero dell’ambiente aveva annunciato, l’11 aprile di quest’anno, l’entrata in vigore del decreto interministeriale (previsto dalla finanziaria 2007) sul piano di azione per la sostenibilità nella pubblica amministrazione (Green Public Procurement), predisposto di concerto con i ministeri dello sviluppo economico e dell?economia.

L’iniziativa, già adottata da alcune regioni quali la Lombardia, vorrebbe essere estesa a livello nazionale, ma in realtà mancano ancora i provvedimenti attuativi contenenti i criteri ambientali minimi cui la PA si dovrà attenere nelle proprie spese.

Sono quegli indicatori che il Consip, la società che «cura» gli acquisti del ministero dell?economia, avrebbe dovuto introdurre nelle gare di appalto per la fornitura di beni e servizi. In sostanza una svolta verso criteri non solo di efficienza, ma anche di sostenibilità.

I risultati delle elezioni e il cambio di rotta al governo saranno in ogni caso motivo di ritardo nella stesura delle linee guida del piano nazionale (sempre che venga confermato l’impegno).

Nell’ipotesi di una pronta esecuzione del mandato di «acquisti verdi», entreranno a far parte delle forniture per la Pubblica Amminsitrazione le fonti energetiche rinnovabili, i prodotti che consentono una minore produzione di rifiuti, i materiali riciclati e quelli privi di sostanze tossiche.

In effetti, in Italia c’è già un precedente fallimento di un’iniziativa analoga, sempre per motivi procedurali. Si tratta del Decreto Ministeriale dell’8 maggio 2003 numero 203 recante le «Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo».

L’importanza del piano nazionale sul Green Pubblic Procurement, come ricorda il ministro dell’ambiente uscente Alfonso Pecoraro Scanio, appare evidente se si pensa che le spese interessate da questa svolta «verde» ammontano a ben 50 miliardi di euro ogni anno.