A pochi giorni dalla conclusione del convegno Crimini informatici: dal phishing alla pedopornografia tutte le insidie per gli utenti di internet, organizzato da Assintel, inizia il confronto e l’analisi dei dati emersi durante l’incontro.
L’elemento caratteristico del cybercrime è la virtualizzazione del rapporto tra vittima e criminale. Inoltre, una delle carte vincenti di chi organizza le truffe online è proprio la localizzazione geografica sovranazionale, che complica notevolmente le procedure investigative nel coordinamento fra magistrature e normative di Stati differenti.
Ma qual è il crimine informatico più diffuso in Italia? Sebbene sia in una buona compagnia, il phishing (furto di dati sensibili) è forse quello che sta assumendo dimensioni più preoccupanti. Gli esperti indicano nella Romania le basi della maggior parte delle organizzazioni dedite a questo tipo di frode.
Tra tutti i crimini informatici però, c’è chi, come l’organizzazione «Save the children» lancia l’allarme anche sul crescente imporsi della pedopornografia online, che rischia un incremento di diffusione dovuto proprio all’abbassarsi dell’età in cui c’è il primo avvicinamento al mondo dell’informatica da parte dei giovani.
I dati parlano del 74,8% di casi di contatto via chat, a seguito del quale si costruisce una relazione virtuale che via via cattura la fiducia della vittima finchè non si arriva all’incontro fisico.
Durante il convegno, le soluzioni proposte dalle parti interessate hanno prediletto la prevenzione attraverso il rafforzamento del controllo dell’accesso al web.
C’è però la consapevolezza che l’entità del problema tenderà ad amplificarsi con lo sviluppo del web 2.0, in cui è prevedibile un aumento esponenziale dell?auto-produzione di pornografia minorile.
In Italia il diritto penale dell’informatica si è sviluppato con una tendenza tecnofobo-moralista, osserva il Prof. Giovanni Ziccardi, docente di Informatica Giuridica all’Università di Milano, che spesso non discerne fra strumento e suo utilizzo, fra gravità dei reati e adeguatezza della pena, fra diritto alla libera espressione e alla privacy e tendenza a porre freni e controlli. Secondo il professore, occorrerebbe piuttosto un approccio sereno ed equilibrato, accompagnato da una sensibilizzazione di famiglie ad aziende al tema della sicurezza in tutte le sue forme.