I leader mondiali, per quanto riguarda la diffusione della banda larga, sono ancora Paesi che appartengono al Vecchio Continente. In Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia, come nel Regno Unito, nel Belgio, in Lussemburgo e in Francia, il tasso di penetrazione della banda larga è infatti superiore a quello degli Stati Uniti (22,1%). Alla fine del 2007, i primi quattro Paesi citati hanno raggiunto punte addirittura del 30%.
Sono questi i dati della 13esima relazione della Commissione europea sui mercati delle comunicazioni elettroniche dei Paesi membri dell’Unione, diffusi nei giorni scorsi. L’impennata generalizzata (valore medio intorno al 20%) è dovuta all’installazione nello scorso anno di ben 19 milioni di linee aggiuntive, corrispondenti a più di 50 mila nuove utenze domestiche al giorno.
Viviane Reding, Commissario europeo per le Telecomunicazioni, vede comunque ampi margini di miglioramento in funzione di un mercato unico più forte e di una maggiore concorrenza, grazie anche alla riduzione degli oneri regolamentari che gravano sugli operatori.
La Reding ha sottolineato in proposito come nell’86,5% dei casi l’utente acceda alla rete attraverso l’infrastruttura dell’operatore storico, e come il mercato soffra ancora di una chiusura distribuita all’interno dei confini dei singoli paesi.
Infatti, i dati della relazione parlano di un attività degli operatori principali della Ue al di fuori del mercato nazionale, che raggiunge appena il 30% del totale. «Questo dato dimostra che non esiste ancora un mercato unico in grado di attrarre imprese e servizi di dimensioni europee», ha fatto notare la Reding.
Il settore delle Telecomunicazioni vale quasi 300 miliardi di euro (pari al 2% del Pil Ue) e l’anno scorso è aumentato dell’1,9%. Nonostante la concentrazione nei rispettivi ambiti nazionali, gli investimenti nel settore hanno superato i 50 miliardi di euro a fine 2007. Valore pressochè analogo a quello degli Usa e addirittura superiore agli investimenti complessivi di Cina e Giappone.
Il settore più consistente continua ad essere quello delle comunicazioni mobili, grazie anche alla diffusione delle nuove tecnologie (più che raddoppiata nel corso dell’ultimo anno). Basti pensare al caso dei cellulari di terza generazione che, da soli, hanno fatto aumentare il numero di servizi mobili del 40% circa.
Unico dato in controtendenza è quello sui profitti della telefonia vocale, sceso del 5% rispetto al 2006 in favore della telefonia mobile e dei servizi Ip. Perdita compensata dall’impennata dei servizi a banda larga.