Cittadini italiani poco avvezzi all’uso dei sistemi di pagamento elettronici. Lo rivelano i dati del rapporto Non mischiamo le carte sulla diffusione e l’utilizzo delle carte di pagamento in Italia, realizzato da Cittadinanzattiva e Unicredit.
Presentato ieri a Roma, lo studio getta nuova luce su questa particolare tipologia di servizio tecnologico evidenziando come, nonostante il 78% degli italiani possieda un bancomat, il 52% una carta di credito e il 19% una carta prepagata, nove volte su dieci si continui a preferire la moneta sonante a quella elettronica, soprattutto per importi inferiori ai 70/80 euro.
Un dei più forti deterrenti resta quello della sicurezza, per quanto nella realtà si tratti di un pericolo relativo: i casi registrati in tema di clonazione di carte riguardano il 3% dei bancomat e il 4% delle carte di credito. Pochi anche furti e frodi: 4% bancomat, 2% carta di credito e 3% prepagate.
Per quanto concerne la tipologia di servizio, i cittadini si limitano a pagamenti e prelievi mentre trascurano bonifici, versamenti e pagamenti di bollette. Chiamati in causa, in questo senso, anche gli uffici pubblici che non stimolano il passaggio al nuovo corso.
In termini di distribuzione geografica, infine, Nord e Centro si mostrano più tecnologiche (rispettivamente con il 78% ed il 76% di bancomat posseduti) rispetto al Sud, dove soltanto il 5% dei cittadini dichiara di possedere una carta di pagamento elettronico. Di pari trend le percentuali relative alle care di credito.
L’uso limitato della moneta elettronica «è un dramma nazionale», secondo Gabriele Piccini, responsabile della divisione retail Italia di Unicredit. «Peggio di noi c’è solo la Polonia, ma se continuiamo così indosseremo noi la maglia nera».
«Il passaggio dal contante alla moneta elettronica porterebbe benefici anche alla pubblica amministrazione».