Le aziende con siti web che non espongono la partita IVA in home page sono soggette a sanzione. L’obbligo è in vigore dal dicembre del 2001, ma finora non si erano registrati casi di multe.
L’Agenzia delle Entrate nel maggio del 2006 ha confermato la norma con una risoluzione che specifica come, a doversi adeguare siano anche quei siti che perseguono semplici fini pubblicitari o informativi e che non presentino alcun accenno di commercio elettronico. In tutti questi casi, la partita IVA deve campeggiare ben visibile nella home page e non può essere nascosta nelle pagine interne del sito.
Per chi non si adegua c’è una sanzione amministrativa che può andare dai 258 ai 2.065 euro. Il minimo della sanzione è quello che ora comincia ad essere applicato, come nel caso delle prime multe registrate in provincia di Genova e a Biella.
La norma non ha ricevuto molta pubblicità, pertanto sono ancora molte le imprese che devono correre ai ripari prima di incappare in un controllo e trovarsi a pagare per aver omesso un numero.
La risoluzione dell’Agenzia delle Entrate impone, inoltre, che il codice di partita IVA sia indicato in ogni altro documento riconducibile al sito e dove sia richiesta tale specifica (ad esempio va messo nella carta intestata, qualora si dia la possibilità di scaricare tale documento in formato elettronico).
È sufficiente una breve navigazione, anche a caso, sui siti internet delle aziende italiane per rendersi conto che quelle inadempienti sono la maggioranza. Forse i controlli e le prime multe serviranno a destare l’attenzione di molti titolari.