Gli indirizzi IP, quella lunga serie di numeri che identifica i computer in Rete, potrebbero presto essere considerati dei veri e propri dati personali, portandosi dietro tutte le complicazioni in merito alla tutela della privacy.
È su questo che sta riflettendo il foltito gruppo di esperti che lavorano in Commissione Europea per tutelare le informazioni private dei cittadini.
E già c’è chi si sente chiamato in causa. Potrebbe essere, infatti, un duro colpo per quei motori di ricerca, come Google, Yahoo e Microsoft che risulterebbero non in regola con l’eventuale legge sulla riservatezza emanata dall’UE.
Secondo il leader del gruppo, il commissario tedesco Peter Scharr, dal momento che un utente è identificato dal proprio indirizzo IP, significa che questo dovrà «essere considerato come un dato personale».
Di parere contrario Google, che insiste nel considerare l’indirizzo IP soltanto come uno strumento in grado di identificare la posizione geografica di un computer, e non chi sia o cosa faccia un determinato utente. Una posizione che gioca certo in suo favore, dal momento che la ricerca sul noto motore è plasmata sulle scelte degli utenti stessi.
Pur riconoscendo che spesso un unico indirizzo possa essere utilizzato da più persone (ad esempio in luoghi pubblici dove è disponibile una connessione Internet), Scharr si dice pronto a non cambiare opinione e afferma che terrà in considerazione soltanto i casi in cui sarà possibile ricondurre l’indirizzo ad una singola persona.
Ad ogni modo, bisognerà attendere la decisione della Commissione Europea che certo non tarderà ad arrivare.