E-democracy, il caso DE.CI.DI.

di Lucio Bianciardi

Pubblicato 5 Dicembre 2007
Aggiornato 27 Gennaio 2023 12:08

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Rendere il cittadino sempre più vicino e vigile sulle attività delle amministrazioni pubbliche attraverso la rete

Tenere sotto controllo l’attività degli amministratori pubblici, verificare in tempo reale l’efficacia dei loro provvedimenti, intervenire sulle deliberazioni più importanti per la comunità: tutto questo senza muover un dito, anzi muovendo solo le dita. Sono le straordinarie opportunità offerte dall’e-democracy, la partecipazione democratica dei cittadini tramite le tecnologie digitali.

Al di là della rappresentazione volutamente iperbolica, siamo (ancora) nel terreno dell’utopia, nel senso che di e-democracy, oggi, è giusto parlare in termini di sperimentazioni.

Se infatti nel nostro paese l’accesso e l’utilizzo dei servizi di e-government rimane riservato a una circoscritta tipologia di utenti, la considerazione è ancora più vera riguardo a quelle iniziative con cui le amministrazioni stimolano la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, con l’ausilio del web.

La scommessa

Obiettivo principale delle sperimentazioni di e-democracy è quello di ridurre la distanza, non certo solo tecnologica, che separa i cittadini-elettori dai loro rappresentanti. Esigenza, in questo particolare momento storico, particolarmente sentita, sia dai cittadini che da quella parte di politici e rappresentanti eletti sensibili al tema.

Così, più che straordinarie piattaforme tecnologiche, i 57 progetti di e-democracy cofinanziati per 9,5 milioni di euro dal Cnipa (per un valore totale di poco superiore ai 41 milioni di euro), sperimentano nuove forme organizzative e di aggregazione di Enti, e modelli di relazioni innovative tra cittadino e PA. I progetti in fase di attuazione sono stati presentati da singole amministrazioni locali o da loro raggruppamenti, con il coinvolgimento di attori locali come associazioni di rappresentanza degli interessi produttivi e sociali, soggetti socio-culturali e produttivi, gruppi informali di cittadini.

Per l’Amministrazione centrale il costo dei singoli progetti non è particolarmente alto, variando dai 30 mila euro (progetto Pabol, del Comune di Ragusa) ad un massimo di 2 milioni circa (progetto Sesamo, della Regione Piemonte), ma il dato più interessante è che le PA locali stanno sperimentando forme di partecipazione democratica on line in tutti i settori di attività, in particolare per quanto riguarda ambiente e territorio, famiglia e servizi sociali, urbanistica e lavori pubblici. Più che sulle tematiche discusse però, vale la pena soffermarsi su alcune modalità di funzionamento delle sperimentazioni, privilegiando soprattutto le dinamiche di interazione cittadini-enti e tra enti stessi.