Ci sono tre buoni motivi per passare al digitale terrestre: meno potenza per trasmettere il segnale, una riduzione del numero di stazioni trasmittenti sul territorio, una per provincia, la possibilità di trasmettere in isofrequenza (lo stesso segnale viene inviato sulla frequenza contemporaneamente da più siti trasmittenti).
Tuttavia questi motivi non bastano, da soli, a spiegare perché molte amministrazioni pubbliche abbiano scelto in questi anni di sperimentare la strada del DTT. È nell’interattività che vanno cercate le ragioni degli investimenti, ed è nell’interattività – o meglio in una complessità intrinseca nella stessa interazione – che vanno cercate le motivazioni di alcune esperienze non proprio di successo.
Vantaggi e svantaggi del T-Government
La trasmissione digitale consente di interagire con la televisione attraverso il decoder, munito di modem, che dialoga con l’emittente. Per le pubbliche amministrazioni, questo ha significato prima di tutto l’acquisizione di un’ulteriore modalità di comunicazione con i cittadini-utenti. Non di sola informazione si parla, ma anche e soprattutto della fornitura di servizi.
In particolare, l’interattività del digitale è stata riconosciuta come più semplice e immediata per coloro che non possiedono una buona alfabetizzazione Web. Ciò significa andare a chiudere il cerchio dei servizi “non allo sportello” da fornire ai cittadini.
Ma non tutto è così semplice. Molti sono stati i tentativi di semplificare le funzioni interattive, su indicazione del Governo, attraverso un accordo tra le case di produzione che ha stabilito che ogni decoder debba avere 4 tasti posti sul telecomando, che semplifichino la navigazione dei menu dei canali digitali. Nonostante ciò, per poter interagire con un canale digitale ci si deve comunque connettere via modem v.90, ISDN, ADSL o usando le reti cellulari GPRS/UMTS. Operazione non proprio immediata per il target individuato.