Ammontano a 47 miliardi di euro complessivi le tasse locali versate dai contribuenti e dai cittadini nel corso del 2017. A rivelare questa e altre cifre è un recente studio condotto dal del Servizio Politiche Territoriali della UIL, indagine che sottolinea come per l’IMU/TASI l’incasso sia stato di 20,7 miliardi di euro, per le Addizionali Regionali IRPEF 12,4 miliardi di euro, per l’IRPEF Comunale 4,8 miliardi di euro e per la Tassa Rifiuti 9,1 miliardi di euro.
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Prendendo in considerazione una famiglia campione di 4 persone con reddito complessivo di 44 mila euro, ISEE 17.812 euro e in possesso di una casa di proprietà e di un altro immobile, l’importo pagato mediamente nel 2017 è stato pari a 2.066 euro.
Roma città più cara
In cima alla classifica dei Comuni più esosi compare Roma, dove la famiglia presa in considerazione come campione ha pagato 3.028 euro. Spiega Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL:
A livello di singole tasse, per l’IMU /TASI a Roma si sono pagati 1.563 euro medi; a Milano 1.333 euro; a Torino 1.321 euro; a Bologna 1.277 euro; a Genova 1.232 euro.
Roma è anche la città dove si paga l’IRPEF comunale più alta, pari a 396 euro, cifra superiore a quanto versato in 51 Città, tra cui Bologna, Genova, Napoli, Torino e Venezia.
Negli ultimi due anni la pressione fiscale a livello locale è diminuita grazie all’eliminazione dell’IMU/TASI sulla prima casa, mentre le altre imposte sono rimaste stabili grazie all’auspicato blocco delle aliquote. Bisogna approfittare del blocco degli aumenti delle aliquote per riprendere il cammino interrotto e completare il quadro della finanza locale, nell’ambito più complessivo del riordino fiscale nazionale.In particolare, per le Addizionali Regionali e Comunali IRPEF è indispensabile rivedere il principio e la base imponibile trasformandole da imposta a sovraimposta, cioè calcolando l’importo per Regioni e Comuni sull’IRPEF dovuta e non sull’intero imponibile fiscale. In questo modo, verrebbe garantito il principio costituzionale della progressività del prelievo e le detrazioni per la produzione del reddito (NO TAX AREA), che oggi sono garantite a “macchia di leopardo”.