Non si placano le polemiche sulla spinosa questione del pagamento TARI, la tassa rifiuti che molti Comuni hanno applicato calcolandola secondo tariffe gonfiate per un errore di determinazione della quota variabile, quindi molto superiori al dovuto. Una situazione che a quanto pare tocca da vicino anche la Capitale, dove tuttavia non è dato sapere se ci sono gli estremi per la richiesta di rimborso.
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Caos TARI
A Roma, da quanto emerso, le delibere del Comune non indicano le aliquote applicate agli immobili destinati ad uso abitativo, facendo riferimento solo alle utenze non domestiche, impedendo quindi ai contribuenti di poter avviare i controlli per la verifica della correttezza degli importi segnalati nelle bollette.
Un problema che si aggiunge al “caos TARI” inerente il versamento della quota variabile, che non dovrebbe basarsi sull’esistenza di pertinenze come cantine e garage mentre in molte città questi parametri fanno lievitare non poco le tariffe richieste: un metodo di calcolo che lo stesso Ministero dell’Economia ritiene illegittimo.
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Tariffa Rifiuti Roma
Sul sito dell’AMA, l’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti nella Capitale, non sono presenti note informative al pubblico che diano chiarimenti in merito. L’unica pagina disponibile è quella per il calcolo della tariffa TARI da applicare alla propria abitazione: il calcolatore, secondo quanto riportato sul sito web,
è stato aggiornato con le nuove tariffe 2017, che determinano per gli utenti una riduzione della tariffa media di circa l’1,6% rispetto al 2016. (Deliberazione dell’Assemblea Capitolina n. 3 del 25 gennaio 2017).
Rimborso TARI
Così come Roma, anche molte altre amministrazioni comunali non indicano le varie voci della tariffa. In questo caso, per chiedere il rimborso, bisogna chiedere il dettaglio all’ufficio competente o al gestore del servizio. Di fatto, i ricorsi sono partiti in città a Roma, così come anche in altre grandi città come Genova e Milano. Per chiedere il risarcimento, dimostrando – bollette alla mano – l’errato calcolo della tariffa fin dal 2014, è sufficiente una comunicazione generica per raccomandata con ricevuta di ritorno o via PEC, si tratta di una diffida vera e propria in chi si richiede il rimborso entro 30 giorni. Se la risposta del Comune è negativa, entro 60 giorni ci si può rivolgere alla Commissione Tributaria mentre, in caso di silenzio dal Comune, il ricorso si può fare entro 90 giorni. Chi non fa richiesta di rimborso non otterrà alcun risarcimento.
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Calcolo imposta
Ricordiamo che, per il corretto calcolo della tassa sui rifiuti, la parte fissa riguarda i metri quadri dell’abitazione, la parte variabile riguarda il numero dei componenti del nucleo familiare. Tale quota deve essere applicata una sola volta per tutte le pertinenze associate all’utenza (es.: cantine, box e solai).