Fra le novità previste dal decreto fiscale in materia di rottamazione delle cartelle esattoriali, c’è anche l’estensione della definizione agevolata ad entrate e tributi non pagati agli enti locali. Il testo della legge (articolo 1 decreto fiscale, comma 11 quater) fa riferimento alle “entrate, anche tributarie, degli enti locali“. Quindi, la rottamazione dovrebbe essere estesa non solo ai tributi, ma anche ad altre tipologie di entrate degli enti locali ricomprendendo anche eventuali pendenze IMU, TASI e TARI, che sono tributi locali.
La possibilità di sanare queste pendenze tributarie riguarda le cartelle di Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni notificate entro il 16 ottobre 2017. Attenzione: si tratta di una rottamazione diversa da quella prevista per le altre cartelle esattoriali, che ha già una tempistica definitiva e la modulistica pubblica sul sito dell’agente della riscossione.
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Rottamazione locale
Per utilizzare la rottamazione locale, bisogna attendere i provvedimenti comunali, che conterranno i dettagli su presentazione domande, tributi agevolabili e tipologie di pagamento. Significa che gli enti locali potrebbero non applicare la legge, non approvando uno specifico Regolamento. La norma, infatti, letteralmente prevede che Regioni, Province e Comuni:
«possono stabilire, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto fiscale»
la definizione agevolata. In linea generale, significa che i regolamenti dovrebbero arrivare entro fine gennaio. Ma quel “possono” sembra indicare una scelta opzionale.
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Entrata in vigore
I tempi di approvazione della legge di conversione sono ormai molto stretti. Passata al Senato, la norma deve essere approvata alla Camera. Il termine per l’approvazione è il 15 dicembre, ma in realtà ci sono parti del provvedimento, fra l’altro proprio relative alla rottamazione cartelle, che prevedono date anteriori. Ad esempio, il decreto fiscale attualmente n vigore prevede che per rientrare nella rottamazione 2016 dopo non aver pagato la rata di luglio o di settembre, si debba sanare l’arretrato entro il 30 novembre. La legge di conversione invece fa slittare il termine al 7 dicembre. Si rischia quindi di avere una proroga deliberata successivamente alla scadenza. Non si esclude quindi che il testo a Montecitorio venga blindato da voto di fiducia.