Il metodo Critical Chain – 7

di Andrea Bressan

Pubblicato 12 Settembre 2007
Aggiornato 13 Gennaio 2012 15:32

La teoria di Eliyahu Goldratt per un approccio più snello alla gestione dei progetti, che ottimizzi i tempi tenendo conto delle falle tipiche dei metodi tradizionali

Gestione dei buffer

La gestione dei buffer, e in modo particolare del Project Buffer, è la chiave per tracciare la performance del progetto. Ogni volta che un’attività sulla catena critica è in ritardo, il consumo del Project Buffer aumenta e la sua analisi consente al PM di ottenere preziose informazioni. Con quest’ultime, infatti, egli potrà modificare le stime di partenza, intraprendere azioni correttive e rinegoziare per tempo la data di consegna con il cliente. Il Buffer Management si propone, quindi, come uno strumento importante sia per prendere delle decisioni sia per formulare delle previsioni.

Conclusioni

Sebbene il metodo sia relativamente nuovo e ancora bisognoso di ricerche per ottimizzarne l’utilizzo, in particolare per quanto concerne la gestione delle stime, l’amministrazione dei buffer nel processo di controllo e l’integrazione con costi e qualità, il metodo apre alla valutazione di fattori diversi, non solo algoritmici, e propone un approccio davvero interessante.

Se volessimo sintetizzare i tratti caratteristici del metodo, potremmo elencare i seguenti punti:

  • È un cambiamento nella cultura della pianificazione dei progetti.
  • Scoraggia il lavoro Multi-Tasking, in modo particolare sulla catena critica, e impedisce i sovraccarichi di lavoro.
  • Protegge la data di fine del progetto aggregando il margine temporale di sicurezza alla fine della catena critica e sulle sue giunzioni.
  • Con l’obiettivo di iniziare più tardi e finire prima, riduce la probabilità di cambiamenti in corso d’opera richiesti dai committenti.

Figura 7. Esempio di programmazione "Critical Chain"

Esempio di programmazione "Critical Chain"