Il TAR del Lazio boccia il ricorso Airbnb contro la tassa sugli affitti brevi, il portale non sembra arrendersi e valuta il ricorso in Consiglio di Stato. Il tribunale amministrativo regionale, pur rigettando il ricorso e quindi pronunciandosi in favore della legittimità della tassa del 21% sugli affitti brevi, sottolinea che ci sono questioni di rilevanza comunitaria da approfondire. Si tratta di un punto al quale il portale di intermediazione insiste particolarmente nell’ambito della battaglia contro questa imposizione fiscale.
=> Affitti brevi, tassa Airbnb da ottobre
La cosiddetta tassa Airbnb è stata introdotta dalla manovra bis (Dl 50/2017), si applica alle locazioni per periodi inferiori ai 30 giorni, prevede l’applicazione di un’aliquota del 21%, che viene versata al Fisco direttamente dall’intermediario, anche quando si tratta di un portale online e non ha residenza fiscale in Italia. La tassa si paga entro il 16 del mese successivo a quello dell’affitto, e la prima scadenza da rispettare era quella del 16 ottobre, in virtù della tempistica di entrata in vigore (c’è stato uno slittamento, era previsto l’esordio in luglio).
=> Locazioni brevi, le regole
Airbnb ha chiesto una sospensiva, ritenendo la tassa discriminatoria e in contrasto con le normative comunitarie, il TAR del Lazio ha stabilito che invece l’imposta è legittima, non rilevando misure discriminatorie, perché
«si applicano, per la parte relativa agli obblighi di versamento, solo agli intermediari che intervengono nel pagamento del canone di locazione» e comunque ritenendo «prevalente l’interesse pubblico al mantenimento degli effetti del provvedimento in esame, al quale peraltro gli altri operatori del mercato si sono già adeguati».
Il mancato pagamento della tassa comporta una sanzione fino al 20%. Airbnb reagisce alla sentenza dichiarando «di dover valutare, a nostra tutela e in ragione dei motivi di urgenza, l’opportunità di portare il caso all’attenzione del Consiglio di Stato», e sottolinea che «pur non concedendo la sospensiva, il TAR ha riconosciuto l’esistenza di aspetti meritevoli di ampia riflessione in sede di merito». Infine, il colosso internazionale dell’intermediazione continua a ritenere necessaria una nuova soluzione normativa, di cui discute in sede ministeriale.