APe Sociale allargato a una platea più ampia di donne: il Governo pensa di inserire nella prossima Legge di Bilancio una riduzione del requisito contributivo (2 anni) per le donne con molti figli. E’ una delle novità emerse dall’ultimo incontro fra Esecutivo e sindacati confederali sulla fase 2 della Riforma Pensioni (da far confluire nel Pacchetto Previdenza della Stabilità 2018). Ci si muove su due direttrici fondamentali: le correzioni in corsa delle misure contenute nella Legge di Stabilità 2017 (in particolare APe Sociale) e nuove azioni di lungo periodo su flessibilità in uscita e pensioni future dei giovani.
=> Riforma Pensioni in Legge di Stabilità 2018
APe Sociale donne
La nuova proposta del Governo per l’accesso delle donne all’APe Social è la seguente: abbassare fino a un massimo di due anni i requisiti contributivi per le donne con figli. Al momento, ci vogliono 30 anni di contributi versati, oppure 36 nel caso degli addetti a mansioni usuranti. L’idea è quella di prevedere uno sconto di sei mesi per figlio. Quindi, una lavoratrice che chiede l’accesso all’APe sociale e rientra in una delle categorie che attualmente richiedono 30 anni di contributi, avrebbe accesso all’APe sociale con 29 anni e sei mesi, che scendono a 29 con due figli, e a 28 anni con quattro figli (sconto massimo possibile).
I sindacati chiedono uno sforzo maggiore (un anno per ogni figlio, fino a un anticipo massimo di quattro anni), ma è già qualcosa.
APe Sociale disoccupati
Altro tema legato all’APe sociale, quello legato all’accesso dei lavoratori che non hanno diritto agli ammortizzatori sociali. La norma prevede che possono chiedere il beneficio solo i disoccupati che hanno terminato di percepire il sussidio da almeno tre mesi, escludendo quindi coloro che non percepiscono ammortizzatori. Il Governo aveva già tentato di correggere la norma con il decreto attuativo, ma il Consiglio di Stato ha rilevato la necessità di un provvedimenti legislativo ad hoc.
APe di mercato e RITA
Per quanto riguarda l’APe Volontaria, invece, si studiano misure per potenziare il ricorso alla RITA, la rendita temporanea integrativa anticipata, slegandola dai requisiti necessari per chiedere l’APe volontaria. In particolare, l’idea è quella di consentire la richiesta anche a coloro a cui mancano più di tre anni e sette mesi dalla pensione. L’ipotesi è quella di portare l’anticipo possibile a cinque anni.
=> RITA a cinque anni dalla pensione
Pensione giovani
Al Tavolo sulla Previdenza si discute poi delle future pensioni future dei giovani (la proposta presentata dal Governo prevede un meccanismo che consentirebbe ai contributivi puri che maturano un assegno pari ad almeno 1,2 volte il minimo di avere un assegno minimo di 650 – 680 euro al mese).
Aspettative di vita
Altri temi: innalzamento età pensionabile e parificazione requisito fra uomini e donne (previsto per il 2018). Qui, resta la richiesta di Cgil, Cisl e Uil di bloccare gli adeguamenti automatici alle aspettative di vita: il prossimo scatto è previsto per il 2019.
=> Pensione anticipata con 41 anni di contributi
Previdenza e assistenza
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti annuncia infine l’attivazione di:
«una commissione di lavoro mista tra Governo, organizzazioni sindacali e istituti interessati (INPS e ISTAT) che si occupi del tema della eventuale separazione tra assistenza e previdenza e che elabori un’analisi condivisa per verificare la composizione del paniere utilizzato come base per il calcolo dell’indicizzazione degli assegni pensionistici». Il negoziato prosegue, il prossimo incontro è fissato per il 13 settembre.