Sono un geometra quarantaduenne non iscritto all’albo che, fino al 31 dicembre 2016 ha lavorato come dipendente presso un’impresa di costruzioni per 18 anni consecutivi.
L’azienda ha deciso di chiudere cosicché ho deciso di aprire partita IVA per continuare in proprio l’attività che svolgevo da dipendente. Mi sono iscritto al Registro delle Imprese come Piccolo Imprenditore con una attività prevalente di Costruzioni di impianti industriali e opere di ingegneria civile (Codice 42.99.09) ed una attività secondaria di Servizi di consulenza imprenditoriale. Poiché l’unica attività che sto svolgendo al momento è relativa alle consulenze, andando a fatturare Imponibile + IVA, alcune aziende mi hanno sollevato un dubbio di “incompatibilità” tra la natura di piccolo imprenditore che fattura delle consulenze ad altre imprese. Alcuni mi hanno consigliato di fatturare come lavoratore autonomo “senza ordine” e quindi con ritenuta d’acconto, tenendo due registri IVA separati, aumentando ancor di più la mia confusione. Gradirei delucidazioni in merito.
Non vedo perché dovrebbe esserci incompatibilità fra l’attività imprenditoriale e quella di consulenza. Il problema potrebbe al limite, sussistere se l’attività prevista dalla sua partita IVA non comprendesse la consulenza, ma non è il suo caso visto che la consulenza è compresa come attività secondaria.
Mi sembra che la sua attività di consulenza alle imprese sia compresa nel Codice Ateco 702209.
=> Speciale Partite IVA
Chieda per sicurezza anche alla Camera di Commercio, ma la mia opinione è che l’attività di consulenza non sia necessariamente da ricondurre alla libera professione e che possa tranquillamente essere svolta anche dalle imprese. Esistono colossi internazionali della consulenza, quindi non capisco per quale motivo venga sollevato questo profilo di incompatibilità.
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Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz