Proroga Opzione Donna oppure APE Sociale agevolata per le lavoratrici: sono entrambe ipotesi portate al tavolo negoziale tra Governo e sindacati sulle riforma delle pensioni, arrivata alla fase due. Cgil, Cisl e Uil insistono per trovare nuove soluzioni che consentano alle donne di ritirarsi in anticipo, anche in considerazione del fatto che le risorse a disposizione per l’Opzione Donna in questi anni non sono state completamente utilizzate.
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Proroga Opzione Donna
Sul tavolo, c’è da tempo l’idea di prorogare la possibilità per le lavoratrici di ritirarsi a 57 o 58 anni, rispettivamente per dipendenti e autonome, con 35 anni di contributi. L’Opzione Donna, come è noto, consente questa scelta solo alle donne che hanno acquisito il requisito anagrafico entro il 31 dicembre 2015, e quali possono esercitare l’opzione anche successivamente. Nell’ambito della trattativa Governo sindacati si discute invece della possibilità di una proroga, ad esempio fino al 2018.
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APE Sociale agevolata
Ma sta spuntando anche un’altra ipotesi, ovvero quella di inserire una nuova possibilità di flessibilità in uscita per le donne nell’APE Sociale. L’anticipo pensionistico attualmente prevede i seguenti requisiti (per tutti): 63 anni di età, e 30 o 36 anni di contributi a seconda della tipologia di lavoratori in cui rientra il soggetto richiedente (disoccupati, caregiver, lavoratori con handicap grave, addetti a mansioni gravose). L’ipotesi su cui di lavoro è quella di inserire sconti contributivi riservati alle donne.
Riforma Pensioni fase due
Il tavolo governo sindacati, lo ricordiamo, prosegue su altri temi: fra le priorità delle sigle confederali, quello di evitare il nuovo scatto di aspettative di vita previsto per il 2019, che allungherebbe di cinque mesi sia la pensione di vecchiaia (che richiederà 67 anni) sia quella anticipata (che passerebbe rispettivamente a 43 anni e tre mesi per gli uomini e 42 e tre mesi per le donne). Gli scatti successivi, secondo quanto ha dichiarato Giorgio Alleva, presidente ISTAT, in audizione davanti alla commissione Affari Costituzionale della Camera, sarebbero pari a tre mesi nel 2021, e poi di due mesi dal 2023, un percorso che porterà l’età pensionabile a 68 anni e 1 mese nel 2031, 68 anni e 11 mesi nel 2041 e di 69 anni e 9 mesi nel 2051.
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Altro capitolo caldo, quello delle pensioni dei giovani: si parla di una pensione contributiva di garanzia, di diversi meccanismi di contribuzione figurativa, del riscatto gratuito dei contributi di laurea, e dello sviluppo della previdenza complementare.