L’APe Sociale è uno strumento di flessibilità in uscita ma non è una pensione vera e propria: il trattamento ha una durata limitata nel tempo e serve ad accompagnare il lavoratore alla maturazione del requisito previdenziale (reddito ponte). Contrariamente all’APe volontaria, che è un anticipo pensionistico da restituire quando si matura la pensione (con rate spalmate su 20 anni), l’APe Sociale è a carico dello Stato. Ma l’importo dell’assegno, in teoria pari a quello maturato al momento della domanda, è spesso più basso perché c’è un limite di 1500 euro lordi. Sul fronte della convenienza economica, è questa la principale differenza ma non è l’unica.
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Convenienza APE e pensione
L’APe è riconosciuto per 12 mensilità (contro le 13 della pensione, che include anche la quattordicesima per i redditi fino a due volte il minimo). E non prevede rivalutazione. In pratica, al momento della richiesta l’INPS effettua il calcolo sull’APe Social a cui il beneficiario ha diritto e l’importo dell’assegno resta uguale per tutto il periodo di indennità.
La pensione vera e propria, invece, non ha alcun tetto di importo: l’assicurato percepisce la somma a cui ha diritto in base alla tipologia di prestazione previdenziale (pensione di vecchiaia o anticipata), all’età, ai contributi versati. In pratica percepisce il trattamento che ha maturato nel corso della vita lavorativa.
L’assegno si rivaluta annualmente in base all’indice ISTAT, è pagato per 13 mensilità e in alcuni 14 ratei: ricordiamo a questo proposito che la Legge di Stabilità 2017 ha incrementato l’importo della quattordicesima, che arriva con il cedolino di luglio, e ha allargato la platea riconoscendo la mensilità aggiuntiva a coloro che hanno una pensione fino a due volte il minimo.
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Tasse a confronto
L’APe, rispetto alla pensione, presenta vantaggi sul fronte della tassazione perché è equiparato al reddito della stessa categoria di quello perduto (quindi, non è tassato come una pensione). E, soprattutto, prevede il bonus IRPEF da 80 euro in busta paga, che invece non è riconosciuto ai pensionati.
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Le regole sulla imposizione fiscale dell’anticipo pensionistico sono contenute nella circolare applicativa INPS, 100/2017: l’istituto di previdenza agisce da sostituto d’imposta rilasciando la Certificazione Unica, determinando la ritenuta fiscale, riconoscendo le detrazioni d’imposta (bonus Renzi, detrazioni lavoro dipendente, eventuali carichi di famiglia) ed effettuando i conguagli fiscali.
A chi conviene l’APe
In definitiva, per chi ha maturato una pensione fino a 1500 euro lordi, l’APe Sociale garantisce un reddito simile a quello della pensione (si perdono una o due mensilità, compensate almeno in parte dai vantaggi fiscali). Chi ha invece maturato pensioni più alte con l’APe prenderà un assegno più basso di quello previdenziale (comunque, regolarmente riconosciuto al maturare dei requisiti).
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C’è da rilevare che, in teoria, per questi lavoratori c’è la possibilità di recuperare la somma in eccesso rispetto ai 1500 euro utilizzando l’APe Volontaria. Per verificare con precisione questa ipotesi, però, bisogna attenderne i relativi decreti attuativi, che ancora non ci sono.