Dal 1980 ad oggi i tassi di copertura delle prestazioni previdenziali nelle regioni italiane sono progressivamente scesi: in parole semplici, ci sono sempre meno soldi per pagare le pensioni, per cui lo Stato deve utilizzare in misura maggiore le entrate fiscali per sostenere il sistema. In realtà, il tasso medio del 76,19 è relativamente positivo, il problema sono gli squilibri fra le diverse aree del Paese. Nel Sud il tasso è del 51% e ci sono regioni (Calabria e Basilicata) intorno al 25%, nel Nord si sale all’86,68%, il Centro si attesta al 77,25%.
=> Pensioni, identikit pensionati e mappa
I dati si rilevano dal Rapporto sulla Regionalizzazione del Bilancio previdenziale, del Centro studi di Itinerari Previdenziali con il patrocinio della Camera dei Deputati.
Il confronto con gli anni ’80 è impietoso dimostrando come, per quanto la sostenibilità del sistema previdenziale sia migliorata (con le diverse riforme che si sono susseguite), i periodi di crisi abbiano lasciato il segno.
Nel 1980 in Lombardia c’era un tasso di copertura del 147,15%. Significa che per ogni 100 euro di pensioni pagate ne entravano 147 di contributi versati dai lavoratori. La crisi dei grandi marchi industriali della meccanica, dell’avionica e del tessile ha fatto scendere progressivamente il tasso (i posti di lavoro, che significavano contributi pagati, si sono trasformati in ammortizzatori sociali), che fino al 2010 era ancora in condizioni di autosufficienza (101,76%). Il colpo di grazia è arrivato con la crisi finanziaria, con effetti fino al 2015.
=> La mappa delle pensioni nel 2014
Resta comunque uno dei livelli più alti d’Italia: al top il Trentino Alto Adige, unica Regione sopra la parità (106,61%). In tabella, la classifica delle Regioni e la progressione dal 1981.
Regione | Tasso di copertura 1981 |
Tasso di copertura 2001 |
Tasso di copertura 2015 |
Piemonte | 83,12% | 74,30% | 67,38% |
Valle d’Aosta | 60,58% | 68,21% | 71,92% |
Lombardia | 115,56% | 103,22% | 97,11% |
Liguria | 71,12% | 50,25% | 57,97% |
Trentino Alto Adige | 85,19% | 99,64% | 106,61% |
Veneto | 96,67% | 100,25% | 95,33% |
Friuli Venezia Giulia | 74,91% | 71,99% | 74,13% |
Emilia Romagna | 82% | 83,09% | 86,12% |
Toscana | 76,69% | 71,92% | 72,14% |
Umbria | 59,45% | 57,92% | 57,92% |
Marche | 67,50% | 70% | 69,48% |
Lazio | 101,52% | 103,96% | 87,53% |
Abruzzo | 51,67% | 61,26% | 65,21% |
Molise | 35,52% | 44,67% | 47,10% |
Campania | 61,80% | 40,00% | 57,61% |
Puglia | 45,97% | 35,11% | 50,14% |
Basilicata | 26,71% | 41,35% | 53,97% |
Calabria | 25,43% | 24,28% | 36,54% |
Sicilia | 40,83% | 31,71% | 45,64% |
Sardegna | 47,29% | 47,87% | 55,25% |
Totale Italia | 80,13% | 73,68% | 76,19% |
Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, auspica che:
«vengano presto varate politiche economiche che mirino, nell’arco di un decennio, a far sì che tutte le regioni italiane siano autosufficienti almeno al 75%, lasciando il finanziamento dell’altro quarto di spesa a un fondo di solidarietà nazionale. Se tutte le Regioni centrassero quest’obiettivo, potremmo senza dubbio andare incontro a una sensibile diminuzione del debito pubblico, traguardo ancora più importante ora che la situazione di tassi zero, di cui l’Italia beneficia da tempo, sta per finire».
Un’altra differenza fra le macro aree italiane riguarda la tipologia delle prestazioni previdenziali: nelle regioni settentrionali prevalgono le pensioni di anzianità, che da una parte sono quelle che comportano un maggior numero di anni di contribuzione versata (in media, 37 anni, contro i 22 anni delle pensioni di vecchiaia), dall’altra (proprio per questo motivo) sono di importo più elevato. Nel Sud invece prevalgono trattamenti si carattere assistenziale (45,57%) e i trattamenti di inabilità, 45,68%).
In generale, il gap fra Nord è Sud è molto alto sulle pensioni di anzianità (58% contro 21%, con una differenza di oltre 35 punti), si riduce sui trattamenti di vecchiaia (46% contro 29%, gap sotto i 20 punti), mentre i trattamenti di invalidità e le pensioni assistenziali, come detto, sono più numerose nelle Regioni meridionali. Il Centro ha una distribuzione di pensioni in linea con quella della popolazione.
I due casi limite sono Lombardia e Calabria: in Lombardia, per ogni 100 prestazioni erogate 58,6 sono di vecchiaia (di cui 32,1 di anzianità con storie contributive medie di circa 37 anni di contributi); 19 sono prestazioni ai superstiti, 3,1 di invalidità e 19,3 assistenziali. In Calabria su 100 prestazioni 36,5 sono di vecchiaia (di queste solo 13,8 sono di anzianità), 17,6 ai superstiti, 9,4 di invalidità e 36,4 assistenziali.
Infine, il valore medio dell’assegno previdenziale. La regione con l’importo medio mensile della pensione più alto è il Piemonte (1140 euro), seguito a breve distanza da Val d’Aosta, Lombardia, Tentino Alto Adige, Veneto, mentre gli assegni più bassi sono in Molise e Basilicata (poco più di 900 euro), e sotto i mille euro ci sono anche Calabria, Abruzzo, e Marche.