Il cumulo contributi degli iscritti alle casse professionali sarà oggetto di un apposito decreto attuativo o di una direttiva ministeriale: non basta una circolare di prassi dell’INPS. E’ uno dei risultati del tavolo tecnico fra i rappresentanti delle casse previdenziali dei professionisti e il Governo al ministero del Lavoro. La Legge di Stabilità 2017 (comma 195) ha esteso il cumulo dei contributi alle casse dei professionisti, che prima erano escluse. La circolare di prassi dell’INPS sul cumulo contributi, già emessa, riguarda solo le gestioni INPS, mentre le regole applicative per le casse dei professionisti, più complesse, sono demandante a un successivo provvedimento. Che è, appunto, oggetto del negoziato tecnico in corso al ministero del Lavoro.
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Per quanto riguarda la maturazione del diritto, l’ipotesi su cui si lavora è la seguente: se il cumulo viene utilizzato per conseguire la pensione di vecchiaia, e le regole delle casse previdenziali a cui il lavoratore ha versato contributi sono diverse, prevale l’età anagrafica più alta. Se invece il cumulo viene utilizzato per conseguire la pensione anticipata, il riferimento resta sempre il requisito previsto dalla Riforma Fornero, ovvero (per quanto riguarda il 2017), 42 anni e dieci mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne.
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Allo studio anche il meccanismo (complesso) per il calcolo della pensione. La legge, come è noto, prevede che l’assegno previdenziale, in caso di cumulo, venga calcolato pro quota in base alle regole di ciascuna gestione. Il problema è che bisogna armonizzare regole molto diverse fra loro. Uno dei punti fondamentali riguarda la possibilità che il cumulo contributi faccia rientrare i lavoratori nel calcolo retributivo della pensione.
Come è noto, la legge prevede che chi ha maturato almeno 18 anni di contributi entro il 31 dicembre 1995, abbia diritto al calcolo della pensione con il retributivo fino al 31 dicembre 2011, e con il contributivo solo per le annualità successive. Chi invece ha meno di 18 anni di contributi a fine ’95, ha il retributivo pro quota fino a quella data e il contributivo dal 1996 in poi. Chi non ha posizione contributiva al 31 dicembre 1995, ha la pensione interamente contributiva. Esiste quindi la possibilità che, ad esempio, un professionista attraverso il cumulo faccia valere degli anni precedenti al 1995, grazie ai quali acquisisce il diritto al calcolo retributivo della pensione. Nel caso in cui nel frattempo sia passato all’INPS, l’istituto di previdenza dovrà quindi pagare una pensione più alta. C’è quindi un aggravio di spesa, che il governo vorrebbe evitare: i tecnici stanno studiando diverse ipotesi, ma sembra difficile riuscire a prevedere per i professionisti regole diverse da quelle che si applicano alle altre categorie di pensionati.