L’investimento immobiliare
Per molti la soluzione più immediata è quella di investire nel mattone anche perché, da sempre, ha rappresentato la soluzione più sicura e solida. Certo, qualche anno fa abbiamo assistito anche alla bolla immobiliare ma la sensazione di solidità del mattone percepita dalle famiglie è certamente maggiore di qualunque titolo presente sul mercato. È chiaro che l’investimento nel mattone presenta notevoli limiti: al bando monolocali o bilocali nella periferia degradata di una grande città o nel centro di piccoli paesi troppo lontani dalla città. Insomma se si pianifica male si rischia di investire capitali in beni difficilmente smobilizzabili.
Citando l’investimento immobiliare non possiamo non fare riferimento ai fondi comuni di investimento immobiliari, il cui patrimonio può essere costituito e alimentato mediante l’apporto prevalente ma non esclusivo di immobili.
È in pratica un prodotto di risparmio nato nel 1998 essenzialmente per consentire l’investimento di investitori di medio-piccole dimensioni, a metà strada tra l’investimento finanziario e quello immobiliare. In pratica chi apporta parzialmente o totalmente il proprio patrimonio immobiliare cede al fondo il possesso del bene in cambio di una quota degli stessi fondi. Il guadagno deriva dalla rivalutazione degli immobili contenuti nel fondo e dagli affitti che il fondo stesso riscuote. Si tratta, in pratica, di patrimoni autonomi divisi in quote possedute da una pluralità di investitori e gestiti da una società di gestione del risparmio (Sgr).
I piani di risparmio
Particolare attenzione è, infine, rivolta ai piani di risparmio a lungo termine chiamati comunemente piani di accumulo o semplicemente Pac. Il Pac è un nuovo sistema destinato a fare realmente concorrenza alle attuali forme di previdenza complementare, talmente innovativo che con l’ultima manovra il governo ha previsto la tassazione al 12,50% piuttosto che al 20%. Il Pac è indicato per chi non dispone di un capitale iniziale ma desidera costruirne uno nel tempo con versamenti periodici anche di piccole somme.
In pratica, per un periodo di tempo abbastanza lungo si versano importi mensili, bimestrali o trimestrali in un fondo azionario, bilanciato o di altro tipo ovvero Etf, prodotti quotati in borsa che si comprano e vendono come se fossero azioni. In questo modo sarà costituito un capitale che potrà essere riscattato al momento della pensione oppure reinvestito per generare una rendita finanziaria.
Fare impresa
Ma c’è una soluzione incredibilmente efficace che rappresenta la reale alternativa alla pensione ed è rivolta a chi, per natura, non vuole rinunciare al lavoro: fare impresa. Sempre più spesso, infatti, si assiste a lavoratori dipendenti che, dopo aver lasciato il lavoro per raggiunti limiti di età, avviano un’attività o si dedicano alla libera professione.
Ciò ha un duplice effetto benefico: da una parte si partecipa attivamente a migliorare il proprio tenore di vita e dall’altra si contribuisce a mandare avanti il Paese. Il fatto è che l’Italia ha ancora tante potenzialità che aspettano di essere scoperte a alimentate. E questo può avvenire soltanto facendo impresa, con idee nuove e nuovi business.