La sicurezza informatica non è un problema che investe i singoli e di cui la collettività non si deve prendere cura. La sicurezza è un problema che riguarda tutti, perché investe la responsabilità di ognuno di noi. Se ci accorgiamo che c’è qualcosa che può mettere in pericolo la riservatezza di dati altrui, dobbiamo attivarci, per impedire che questo succeda.
Nell’epoca dell’informatizzazione di massa chiunque potrebbe essere la vittima di falle nella protezione dei dati personali. Da qui la responsabilità comune di vigilare e prendere le giuste misure di fronte ai possibili pericoli di diffusione inopportuna di informazioni personali.
È quanto avrà pensato lo studente quindicenne dell’Shenendehowa High School dello stato di New York, che durante un’esercitazione nel laboratorio di informatica ha scoperto per caso una falla nel sistema informatico della sua cittadina, trovando numerosi dati riguardanti 250 dipendenti dell’azienda di trsporti locali, informazioni presenti nell’archivio salvato sul server scolastico.
Insospettito dal fatto che fosse stato molto facile accedere ai dati attraverso la semplice digitazione della propria password, invia un’e-mail al dirigente della scuola, aspettandosi gli elogi e i riconoscimenti del caso. Ma le cose sono andate diversamente. Il preside Donald Flynt infatti non ha premiato il giovane responsabile, ma ha denunciato il tutto alle forze dell’ordine, credendo che ci fosse un attacco in corso al sistema scolastico.
Il quindicenne è stato così arrestato con tre capi di accusa: accesso illecito a un sistema informatico, possesso illecito di informazioni per l’identificazione personale e furto d’identità. Se il senso di responsabilità nel vigilare sulla sicurezza collettiva viene ripagato in questo modo sarà difficile diffondere il concetto che il problema della privacy in campo informatico riguardi tutti quanti e che tutti dobbiamo cooperare per difenderci dalle minacce e dagli errori.