A che punto è l’attuazione dei finanziamenti alle startup, anche a fronte dell’importante ruolo svolto dalle Regioni, responsabili della programmazione per l’utilizzo dei fondi europei nei periodi 2007-2013 e 2014-2020? A rispondere è il dossier realizzato dalla Commissione Attività produttive della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, presentato nel corso del convegno “Strategie, policy e progetti delle Regioni italiane a supporto delle startup innovative”.
=> Scarica il Dossier con gli incentivi Regione per Regione
Dall’analisi è emerso che tutte le Regioni sono attive sul lato del sostegno alla creazione di nuove imprese e con risultati interessanti nonostante la crisi, coprendo praticamente ogni categoria di impresa con riferimento alla dimensione (MPMI), al settore di attività ed alla propensione all’innovazione tecnologica. Rispetto al 2014, si evidenzia un aumento del numero delle Regioni che hanno definito a livello regionale la startup innovativa o utilizzato la definizione introdotta a livello nazionale dal D.L. 179/2012 (es. Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto).
=> Startup: cos’è e come avviarla
Rimangono numerosi gli interventi regionali volti a sostenere le imprese start-up in generale, comprendendo tra i beneficiari quelle innovative, in linea con l’approccio comunitario e con le misure attivate a livello di programmazione regionale che tengono conto dell’ampia durata della crisi economica. Nel complesso sono circa 70 gli interventi realizzati dalle Regioni a sostegno delle start-up con in cima alla lista, per numero di iniziative, le zone del Nord e più in particolare Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Toscana. Al Sud e in particolare in Campania, Puglia e Sicilia si è deciso di puntare su strumenti più specifici, e spesso più complessi, con una consistente dotazione di risorse.
=> Start-up innovative e PMI innovative: confronto
Particolare attenzione viene posta nei confronti dei soggetti maggiormente in difficoltà, come disoccupati, lavoratori in CIG, CIGS, mobilità, giovani, donne, immigrati, disabili e imprese del terzo settore con iniziative orientate all’autoimprenditorialità, prevalentemente in de minimis.