Dal recente studio “Future Workforce”, realizzato da Dell EMC e Intel, sono emersi una serie di spunti interessanti sia per i responsabili delle Risorse Umane, sia per i leader dei reparti IT delle aziende. Tra i punti chiave, il fatto che circa il 42% dei Millennials sarebbe oggi disposto a lasciare il proprio lavoro, se la tecnologia messa loro a disposizione non rispettasse determinati standard qualitativi.
=> Lavoro e nuove tecnologie, pro e contro
Tutto il campione di consumatori analizzato, con picchi rilevanti sempre in riferimento alla categoria dei Millennials, si lamenta di dover operare in aziende dotate di tecnologia meno moderna rispetto a quella di cui usufruiscono nelle loro rispettive case. È questo è sicuramente un punto su cui bisognerebbe riflettere. Piaccia o meno, i Millennials sono la prima delle future generazioni destinate a cambiare in modo radicale il posto di lavoro: stanno già iniziando a scalare le gerarchie di management all’interno delle aziende.
Non solo. I primi veri nativi digitali, la cosiddetta Generazione Z, sono in procinto di approcciare concretamente il mondo del lavoro. Si tratta di giovani che tendenzialmente hanno meno fiducia, si posizionano spesso contro l’establishment e sono abituati molto di più alla “personalizzazione” rispetto alle generazioni precedenti.
=> Digitale e innovazione
Velocità, intelligenza, personalizzazione e agilità del business definiscono, quindi, la nuova alba digitale. Una buona tecnologia non si definisce tale solo in quando abilitatrice del business, bensì in quanto elemento in grado di potenziarlo. In questo scenario, i responsabili dei sistemi informativi dovrebbero interrogarsi su come poter a modernizzare l’IT per guidare la velocità del proprio business. Ma, anche, su come sviluppare le infrastrutture e le soluzioni della propria azienda, in modo da essere agile e, nel contempo, soddisfare le aspettative di chi le deve utilizzare.
=> Digital Transformation: le aziende ci credono
Non si tratta di “disruption”. Si tratta di trasformazione digitale. Si tratta di coesione digitale: integrare il potere del computing, del networking, degli analytics e imbrigliare questi elementi nel posto di lavoro del futuro. L’obiettivo è promuovere un processo più efficiente decisionale per massimizzare il valore dell’azienda e minimizzare le attività di routine. Per molti CIO, la questione critica è relativa al tempo, non al budget. Competere nell’era del business digitale vuol dire accelerare la velocità e l’agilità del business, facendo leva sul Cloud e sul Mobile. Allo stesso modo, il cuore di un business digitale è dipendente dagli analytics, dai nuovi modelli di sicurezza e di automazione.
=> Nuovi talenti attratti dal Mobile
Ma è anche un tema che ha molto a che fare con il talento. Attrarre e mantenere il talento in azienda è sempre stata una delle maggiori priorità. Anche le Risorse Umane si stanno posizionando sempre più come compratori di tecnologia. Chi vende tecnologia alle aziende deve, quindi, sviluppare la capacità di saper parlare a un’audience molto meno tecnica fatta dai responsabili HR, ormai partner dell’IT sia come influencer in azienda, sia come sostenitori del talento.
Bisogna pensare a quali possono essere le soluzioni in grado di rendere i dipendenti più produttivi. Bisogna riflettere su quanto una particolare soluzione tecnologica sia in grado di aiutare le HR ad attrarre e mantenere i talenti migliori. Le HR e l’IT possono imparare l’uno dall’altro e diventare alleati per spingere gli investimenti in tecnologia di ultima generazione, così da permettere un miglior sviluppo interno delle competenze e delle figure professionali. Le aziende, oggi, non possono non chiedersi come HR e IT possono costruire sinergie vincenti per lavorare in modo strategico, garantendo più valore al management, ma anche a tutti gli altri dipendenti.
__________
Di Bob Egan, Chief Analyst, Founder, Sepharim Research Group