L’ITU (Unione Internazionale per le Telecomunicazioni), agenzia delle Nazioni Unite, sta sviluppando, secondo il sito Internet Cnet, un sistema per Internet che sarebbe, una volta ultimato e messo a punto, capace di tracciare gli indirizzi IP dal quale è partito uno specifico pacchetto di dati “in viaggio” sulla rete.
Una sorta di tracking dei byte di dati che dovrebbe riuscire a risalire facilmente all’indirizzo IP dal quale è partito il pacchetto in questione, in modo da individuare facilmente l’autore di informazioni dettagliate che sono state pubblicate sulla rete.
Al progetto immenso, ideato dal gruppo cinese dell’ITU e denominato IP Traceback, starebbe lavorando, secondo i documenti riservati raccolti da Cnet, anche l’Agenzia di Sicurezza Nazionale (NSA) americana, per la realizzazione di un sistema che dovrebbe essere comunque adattato a tutti gli aspetti e le novità tecnologiche che la rete sperimenta quotidianamente e continuamente, in modo da funzionare correttamente con tutti i protocolli e i diversi metodi per accedere e navigare sulla rete.
Un lavoro immenso che, secondo gli ideatori cinesi, dovrebbe permettere di monitorare costantemente le navigazioni degli internauti per garantire la sicurezza nazionale in caso di attacchi terroristici condotti sulla rete, per prevenire e risolvere in tempo minacce pericolose per l’intero Paese.
Un obiettivo sicuramente positivo che però si scontra con le elementari norme di privacy e sicurezza personale di chi naviga su Internet e non ha niente da nascondere. Cosa succederebbe infatti se queste informazioni fossero utilizzate da società, aziende o criminali che entrerebbero in possesso degli strumenti adatti per tracciare le informazioni che circolano in rete?
E, forse ancora peggio, cosa succederebbe se, invece dei criminali o delle società con scopi di lucro, ad utilizzare queste informazioni siano gli stessi enti governativi, in modo da reprimere l’inserimento di dati poco convenienti per gli organi statali?