La tracciabilità dei voucher ha fatto diminuire del 70% l’uso improprio dei buoni lavoro ed è stata registrata: lo ha rilevato l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, nel report sull’attività 2016, nel corso del quale sono stati registrati 2.700 irregolarità, di cui il 60% lavoro nero. Da quando è entrato in vigore il correttivo sui nuovi obblighi, invece, sono state riscontrate solo 284 violazioni.
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In base ai dati INPS, confermati da report UIL, nel 2016 sono stati venduti circa 134 milioni di buoni lavoro, (+24%rispetto all’anno precedente). Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna le regioni con il più alto numero di voucher venduti, fanalini di coda Val D’Aosta, Molise, Basilicata.
Riforma voucher
Questi i dati, mentre il dibattito politico resta acceso, in vista del referendum per l’abolizione dei voucher (sul quale è già iniziata la campagna elettorale dei sindacati) e dell’iter di approvazione di una legge di sintesi delle proposte in Commissione Lavoro, che se approvata eviterà la consultazione.
L’ultima novità è una proposta dello stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, secondo cui l’uso dei buoni lavoro dovrebbe riguardare:
«le famiglie per i lavoretti, non dalle imprese che hanno i contratti di lavoro».
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Un’ipotesi che sintetizza bene le otto diverse proposte di legge in commissione Lavoro alla Camera, che si tenta di unificare in un testo unico. Quattro sono relativamente omogenee, ha spiegato il presidente della Commissione Cesare Damiano: in sede di comitato ristretto
«è stata fortemente sostenuta la tesi di prevedere l’uso esclusivamente per le famiglie e non per le imprese e la PA, prevedendo eccezioni per talune attività mirate come la raccolta di prodotti agricoli e in questo caso i voucher sarebbero utilizzati solo da pensionati e studenti».
Si tratta di una scelta su cui convergono PD, M5S, Forza Italia e Lega, mentre è contraria Area popolare, il cui capogruppo in commissione, Sergio Pizzolante, ritiene questa un’alleanza che «demonizza le imprese e condanna i lavoratori al sommerso». C’è anche la proposta del PD di limitare l’utilizzo dei buoni lavoro, sul fronte imprese, alle piccole realtà con al massimo un dipendente (anche qui, critico Pizzolante che segnala «il paradosso di incentivare le imprese a non assumere»).
Infine, si discute dell’abbassamento dell’attuale tetto di 7mila euro, riportandolo a quota 5mila euro.
La segretaria Generale della CGIL Susanna Camusso ricorda la proposta che riconduce i voucher al solo lavoro occasionale, che:
«non può mai essere sostitutivo del lavoro strutturato e dipendente».
Proposta in linea con quella di Poletti e di gran parte delle forze parlamentari: utilizzo dei voucher limitato alle famiglie e a particolari categorie come pensionati e studenti, ma non la fascia del lavoro attivo. Stessa linea per gli altri due sindacati confederali. Per Carmelo Barbagallo (UIL), i voucher non andrebbero neppure utilizzati in Edilizia e Agricoltura.