L’APe aziendale è una delle tre tipologie di anticipo pensionistico previste con la nuova Riforma delle pensioni inserita nella Legge di Bilancio 2017, insieme all’APe Volontaria e all’APe Social. L’APe Aziendale riguarda i lavoratori che accedano a questo assegno previdenziale anticipato nell’ambito di una ristrutturazione aziendale. In questo caso il trattamento è a carico dell’azienda, che versa all’INPS una contribuzione correlata alla retribuzione percepita prima della cessazione del rapporto di lavoro, in modo da produrre un aumento della pensione tale da compensare gli oneri relativi alla concessione dell’APe.
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I requisiti per l’accesso all’APe aziendale sono gli stessi dell’APe volontaria (aver compiuto 63 anni ed avere almeno 20 anni di contributi versati) solo che, a differenza di quest’ultima, parte della penalizzazione di assegno sarà a carico dell’azienda. Il dipendente deve quindi accordarsi sull’APe aziendale con il proprio datore di lavoro, che dovrà impegnarsi a a sostenere interamente i costi dell’APe al secondo. Spostare l’onere dell’APe aziendale sulle imprese ha lo scopo di favorire l’uscita flessibile dal mercato del lavoro, contenendo i costi da sostenere da parte dello Stato.
I datori di lavoro del settore privato possono, con il consenso del lavoratore, incrementare il montante contributivo individuale versando all’INPS, in un’unica soluzione, un contributo non inferiore, per ciascun anno o sua frazione di anticipo rispetto alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, all’importo della retribuzione percepita dal lavoratore prima del pensionamento.
In questo modo il lavoratore potrà contare su un assegno pensionistico più cospicuo al momento del raggiungimento dell’età pensionistica e su tempi più brevi per la restituzione dell’anticipo pensionistico. Tale compensazione dei contributi potrà coprire da sei mesi ad un massimo di tre anni e sette mesi.