Giulio Corno, fondatore e CEO del gruppo Triboo (di cui fa parte PMI.it) fa il punto su quella che ormai è universalmente riconosciuta come la chiave per il successo delle odierne piccole e medie imprese, nel più ampio quadro di un processo di digitalizzazione: la valorizzazione dei dati in proprio possesso e di quelli che si possono ottenere da una opportuna analisi dei comportamenti e delle preferenze dei potenziali clienti. Una lunga e articolata analisi, contenuta in un’intervista rilasciata ad Affari&Finanza (La Repubblica).
=> Big Data Analytics
L’importanza delle informazioni Triboo la conosce bene, visto che il gruppo nel tempo ha saputo costruire una vera e propria filiera del dato: l’oro nero della nuova economia.
In primis, attraverso i suoi numerosi siti verticali dedicati a diversi aspetti della vita privata e professionale, attraverso l’analytics, ha modo di conoscere a fondo gusti e abitudini degli utenti. Un profiling poi potenziato dall’acquisizione di Shiny, il “contatore” di numerosissime pagine web creato da Gianluigi Barbieri, e dalle informazioni provenienti dalle piattaforme di e-Commerce gestite da Triboo per conto dei suoi cento clienti.
Eppure, nonostante le innegabili e multisfaccettate potenzialità, in Italia le PMI faticano ad orientarsi verso l’ e-Commerce. Come sottolinea Giulio Corno, solo il 7,6% delle imprese apre un sito di commercio elettronico. Un errore strategico secondo l’imprenditore:
«perdere la via del commercio digitale non vuol dire solo rinunciare a ricavi ma gettare al vento il vero patrimonio delle imprese: le informazioni e la conoscenza dei loro clienti».
L’e-Commerce in questi ultimi anni è di fatto cresciuto molto (+19% nel 2015 per un valore totale di 28,8 miliardi di dollari), ma i margini di crescita sono ancora ampi, soprattutto puntando al B2B.
«Il grande spazio è nella vendita business-to-business, l’ossatura imprenditoriale delle PMI d’Italia sta lì: chi digitalizzerà quelle imprese avrà una prateria».
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Tornando all’oro nero del web, i dati, il CEO di Triboo spiega cosa si può sapere degli utenti, analizzando il loro comportamento in Rete:
«Confrontando le informazioni di più siti, si possono conoscere numero e durata delle visite e le parole chiave con cui siete arrivati. I movimenti del mouse ci fanno capire la cosa più importante: le intenzioni. L’acquisto di ogni oggetto o servizio ha un processo di decisione: tre mesi un conto corrente, un mese una polizza, pochi minuti per un abito da donna sotto la soglia critica dei 70 euro. Tradurre l’intento d’acquisto in modelli statistici che prevedono i comportamenti permette di rivolgersi al cliente nel momento in cui so che sta decidendo».
L’evoluzione potrebbe essere utilizzare questo tipo di analisi anche all’interno dei negozi fisici:
«Pensate a tutti i questionari che sottopongono in negozio. Immaginate che invece una telecamera possa studiare il comportamento di fronte a una parete di maglioni, associare età e sesso ai colori preferiti. Unire i due patrimoni informativi è la rivoluzione 3.0: mettere in relazione il customer relationship management tra virtuale e fisico».
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In questa analisi dei dati, però, un nodo cruciale e di fondamentale importanza è il rispetto della privacy, come spiega Corno:
«Le normative sono stringenti in Europa e noi ci siamo sempre adeguati, facendone sempre motivo di distinzione dalle aziende anglosassoni».