Tratto dallo speciale:

Minimi: guida al regime forfettario 2017

di Noemi Ricci

Pubblicato 2 Febbraio 2017
Aggiornato 3 Febbraio 2017 12:39

logo PMI+ logo PMI+
Chi apre partita IVA può ormai scegliere solo tra regime ordinario o forfettario: come capire quale regime fiscale conviene.

Per chi apre oggi una partita IVA, anche in caso di volume di affari massimo di 30mila euro annui, non è più possibile aderire al regime fiscale di vantaggio dei superminimi con tassazione al 5%, che resta in vigore solo nel caso in cui la posizione sia stata aperta entro il 2015, prima della riforma del Regime di Minimi che ha introdotto il regime forfettario.

=> Guida al regime forfettario

Requisiti regime forfettario

I requisiti richiesti per l’accesso al regime forfettario riguardano solo il reddito, che non deve superare il limite previsto per la categoria di attività esercitata (nel caso in cui venga esercitata più di un’attività, il limite di reddito che deve applicare è il più alto), mentre è venuto meno quello anagrafico che vincolava il regime dei superminimi ai 35 anni di età.

Settore di attività Codice Ateco Tetto reddito
2015
Tetto reddito
2016
Coefficiente
%
Industrie alimentari e delle bevande 10-11 35mila euro 45mila euro 40%
Commercio all’ingrosso e al dettaglio 45 – (da 46.2 a 46.9) – (da 47.1 a 47.7) – 47.9 40mila euro 50mila euro  40%
Commercio ambulante di prodotti alimentari e bevande 47.81 30mila euro 40mila euro  40%
Commercio ambulante di altri prodotti 47.82 – 47.89 20mila euro 30mila euro  54%
Costruzioni e attività immobiliari 41 – 42 – 43 – 68 15mila euro 20mila euro  86%
Intermediari del commercio 46.1 15mila euro 25mila euro  62%
Attività dei servizi di alloggio e ristorazione 55 – 56 40mila euro 50mila euro  40%
Attività professionali, scientifiche, tecniche,
sanitarie,istruzione, servizi finanziari e assicurativi
64 – 65 – 66 – 69 – 70 -71 – 72 – 73 – 74 – 75 – 85 – 86 – 87 – 88 15mila euro 30mila euro  78%
Altre attività economiche 01 – 02 –  03 – 05 – 06 – 07 – 08 – 09 – 12 – 13 -14 – 15 –
16 – 17 – 18 – 19 – 20 – 21 – 22 – 23 – 24 – 25 – 26 -27 –
28 – 29 – 30 – 31 – 32 – 33 – 35 – 36 – 37 – 38 – 39 – 49 –
50 – 51 – 52 – 53 -58 – 59 – 60 – 61 – 62 – 63 – 77 – 78 –
79 – 80 – 81 – 82 – 84 – 90 – 91 – 92 – 93 – 94 – 95 – 96 – 97 – 98 – 99
20mila euro 30mila euro 67%

Tassazione regime forfettario

Dunque, le nuove partite IVA oggi posso optare per il regime ordinario o per quello forfettario, che prevede una tassazione fissa al 15%, su un imponibile pari al 75% del fatturato e spese determinate forfettariamente al 25% del fatturato. Questo significa che non è possibile portare spese in deduzione. In più non è possibile scaricare l’IVA poiché questa non si addebita nelle fatture in uscita.

=> Regime forfetario e chiusura partita IVA

Convenienza regime forfettario

Per capire se conviene applicare il regime forfettario o quello ordinario è dunque utile stimare il volume di fatturato e spesa: se quest’ultimo si prevede inferiore al 25%, il nuovo regime forfettario risulta più vantaggioso. Ad esempio, su un fatturato di 30.000 euro, se le spese non superano i 7.500 euro il regime forfettario risulta essere più conveniente di quello ordinario.

Tra gli altri elementi da considerare ci sono le semplificazioni burocratiche previste dal regime forfettario: niente Spesometro e  comunicazioni relative alle operazioni con Paesi black list, niente studi di settore, né ritenute d’acconto, né obblighi di registrazione e tenuta di scritture contabili. I forfettari devono tuttavia certificare i corrispettivi, numerare e conservare le fatture d’acquisto e le bollette doganali, versare l’IVA per le operazioni in cui sono debitori d’imposta, integrando la relativa fattura.