Protesti imprese in forte calo, secondo il Cerved il 18% in meno rispetto al 2015 e ben il 55% in meno rispetto ai massimi del 2013. Miglioramento anche sul fronte tempi di pagamento: 73,6 giorni in media, 2,4 meno dello stesso periodo del 2015. E si conferma che le imprese più puntuali sono le più piccole.
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Rispetto al picco massimo del 2013, il numero di imprese protestate si è più che dimezzato (10mila). Il trend riguarda tutti i settori dell’economia, a partire dalle Costruzioni (protesti -20,4%), che rimangono comunque il comparto in cui l’incidenza del fenomeno è più alta. In diminuzione anche le imprese protestate nell’Industria (-17,5%) e Servizi (-16%).
Dal punto di vista geografico, il Nord-Est registra la performance migliore con poco più di mille imprese protestate (-22,3% su base annua). Restano forti disparità fra le regioni, con una netta spaccatura tra Nord e Sud: la Calabria è la regione con la maggiore diffusione dei protesti (una società su cento), pari a quasi dieci volte quella della regione più virtuosa, il Trentino Alto Adige (una su mille).
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Come detto, sono migliorati anche i tempi di pagamento: le imprese hanno accumulato in media 14,1 giorni di ritardo rispetto alle scadenze, due in meno rispetto all’anno precedente e il minimo da inizio 2012. Cresce il numero di società che pagano puntualmente (47%, dal precedente 45,7%), e tocca il minimo la quota di società che accumulano ritardi di oltre due mesi, situazioni che possono sfociare in mancati pagamenti o veri e propri default (6,3%, in calo dal 6,6% dell’anno precedente).
Le più puntuali restano le microimprese, il 47,5% rispetto al 39,5% delle PMI e a solo il 10,3% delle grandi società. La presenza di imprese in grave ritardo si riduce in tutte le fasce, con una quota più bassa tra le PMI (4,3%, contro il 5,8% delle grandi e il 6,4% delle microimprese). A livello geografico, la maggior velocità dei pagamenti ha riguardato tutte le aree della penisola. Pagamenti più veloci nel Nord Est (fatture liquidate in 70,5 giorni, 3 giorni in meno dell’anno precedente), mentre nel Mezzogiorno i ritardi, pur in calo di 3,5 giorni su base annua, rimangono i più alti della Penisola (20,9 giorni).