Professione spammer: quando inviare mail non è diverso dal marketing.

di Stefano Besana

Pubblicato 14 Febbraio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:49

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Leggevo un’interessante intervista a “Donald” (nickname scelto per ovvi motivi di privacy e sicurezza) riportata da Vision Post. “Donald” sarebbe uno dei più grandi spammer in circolazione attualmente. L’intervista mette in evidenza come sia possibile diventare spammer di professione e trasformare questa attività, illecita, nel proprio lavoro e guadagnare in maniera abbastanza sostanziosa.

Quanto sostanziosa? Nell’intervista si parla di cifre che variano dai 5.000$ in caso di mesi con poco lavoro a 30.000$ nel caso, invece, dei periodi lavorativi più estenuanti.

Interessanti in particolar modo, al di là della questione meramente economica, ho trovato due domande:

Cosa pensi delle leggi per fronteggiare il fenomeno? E delle iniziative nate dal basso? Tutto inutile, tanto la gente vuole comunque la nostra roba. Altrimenti non starei in questo business. In giro ci sono molti pseudo-benefattori che vogliono solo controllare cosa arriva nelle cartelle di posta della gente, ma non agiscono nell’interesse dei consumatori.
[…]
Trovi ci sia una differenza tra lo spam e il marketing? Sono la stessa cosa.

E se avesse ragione? Se marketing e SPAM non fossero due fenomeni proprio contrapposti? Se fossero due aspetti del tutto simili tra loro? I consumatori vogliono davvero quello che gli spammer inviano loro?

Personalmente non sono d’accordo. O perlomeno ritengo che debbano essere fatte le debite distinzioni: è vero che molto spesso alcune policy pubblicitarie possono essere parecchio invasive e fastidiose, tanto da essere paragonate a vero e proprio spammming, ma è altrettanto vero che attorno al fenomeno marketing girano tanti e altri interessi, che non sono riducibili e limitabili ad un fenomeno puramente dannoso.

Sono in dubbio, la questione è complessa e di difficile valutazione: non è facile esprimersi e analizzare il fenomeno. Voi cosa ne pensate? Come vi ponete nei confronti della questione? Cosa ne pensate di questo “nuovo lavoro”?