Tratto dallo speciale:

Italia, UE chiede manovra-bis

di Barbara Weisz

Pubblicato 18 Gennaio 2017
Aggiornato 19 Gennaio 2017 12:53

logo PMI+ logo PMI+
Lettera della commissione UE chiede all'Italia correzione dello 0,2% sul bilancio 2017, rischio manovra bis da 3 a 4 miliardi di euro: entro febbraio la risposta del MEF.

E’ messa nero su bianco, con una formula neppure troppo diplomatica, la richiesta europea all’Italia di una manovra aggiuntiva da 3,4 miliardi nella lettera che la commissione di Bruxelles ha inviato al ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan: la risposta italiana è annunciata a breve, nel frattempo il dicastero anticipa che invierà il rapporto che giustifica lo scostamento di bilancio 2017, e sottolinea che gli argomenti già proposti e discussi con la UE in passato restano validi. Questo, sul fronte del “carteggio ufficiale”.

Il dibattito, intanto, si infuoca. Il premier, Paolo Gentiloni, dopo aver incontrato la cancelliera tedesca Angela Merkel, dice no alla « flessibilità a corrente alternata: molto rigida sui decimali dei bilanci e molto ampia sulle questioni fondamentali come la questione migratoria».

Il ministro Padoan, intervenendo a un dibattito del World Economic Forum di Davos, tuona: «il problema dell’Europa è l’Europa. I nostri problemi nascono a Bruxelles e, talvolta a Francoforte. Dobbiamo rovesciare completamente le politiche perché ora si stanno dando i giusti argomenti per convincere che il populismo ha ragione». Simile la posizione della direttrice del FMI, Christine Lagarde: «è tempo che i leader politici ripensino profondamente le politiche economiche e monetarie, di fronte alla chiara risposta di protesta e delusione della classe media che arriva dai risultati politici in Usa o Europa».

=> Legge di Bilancio: tagli Ue in vista

Interventi, è bene sottolinearlo, che non riguardano direttamente le questioni relative al Bilancio italiano 2017, o il rispetto dei parametri europei. Ma che entrano nel vivo di quello che, negli ultimi anni, è il dibattito per eccellenza in Europa e nel mondo: austerity o crescita? Domanda che nel 2017 si arricchisce di nuovi elementi: inclusione o protezionismo? Forse non a caso, la cornice scelta per rilanciarlo è il Forum di Davos, che riunisce il gotha internazionale della politica economica).

Partiamo dal fatto contingente più vicino all’Italia: la lettera della commissione Ue. Non è un fatto che riguarda solo le alte sfere della politica economica, una eventuale manovra aggiuntiva da 3-4 miliardi impatterebbe sulla crescita, sulle misure espansive fin qui decise, magari sul fisco, insomma sulle tasche dei cittadini e sui bilanci delle imprese.

Lttera dello scorso autunno della Commissione UE e risposta di Padoan

I commissari Valdis Dombrovskis (vicepresidente) e Pierre Moscovici (Affari Monetari) partono ricordando le regole del Patto di Stabilità e i rilievi che già nel maggio 2016 sono stati mossi all’Italia sui dubbi relativi al debito eccessivo. Successivamente, nell’autunno 2016, prosegue la missiva, la commissione Ue aveva messo in guardia l’Italia sul rischio di una significativa deviazione dai parametri della manovra economica 2017. Ma il punto centrale è il seguente:

«misure di bilancio aggiuntive pari a uno sforzo strutturale di almeno lo 0,2% del Pil potrebbero essere necessarie per ridurre il divario per il pieno rispetto nel 2017, evitando l’apertura di una procedura per deficit eccessivo».

Nei giorni scorsi si era detto che l’Europa, con la missiva in arrivo a Roma, si limitava a segnalare un rischio, senza chiedere esplicitamente misure aggiuntiva. Il testo, in realtà, sembra più definitivo di così, di fatto la manovra-bis viene apertamente sollecitata. La missiva si cconclude chiedendo all’Italia di rispondere entro il primo febbraio, presentando «un pacchetto sufficientemente dettagliato di impegni specifici e un calendario chiaro per una loro adozione legale rapida».

Il ministero si limita a sottolineare che

«il Governo esprimerà la propria posizione, rispondendo alla lettera ed inviando il rapporto sui fattori rilevanti che giustificano la dinamica del rapporto debito pubblico/PIL. Gli argomenti utilizzati dal Governo in passato sono almeno altrettanto validi oggi, in un contesto di perdurante e, per certi versi, accresciuta incertezza a livello europeo ed internazionale e di inflazione che persiste da troppo tempo a livelli eccessivamente bassi. Peraltro, grazie ad una strategia di politica economica volta a consolidare gradualmente le finanze pubbliche e, al contempo, a rilanciare la crescita, il rapporto tra debito pubblico e PIL si è sostanzialmente stabilizzato. È un risultato straordinario alla luce della recessione che si è rivelata più severa di quella degli anni trenta e confrontandolo con la dinamica del debito degli altri paesi dell’Eurozona».

In realtà, in base alle indiscrezioni di stampa i tecnici dell’Economia sono al lavoro su possibili tagli, in ottica spending review. Tagli fiscali in vista? La risposta, visti i tempi che Bruxelles indica, arriverà probabilmente a breve. Ma la risposta politica, invece, sta già arrivando, ed è contenuta ad esempio nell’intervento di Padoan al World Economic Forum. Davanti alla crisi economica, che si è risolta in un impoverimento della classe media individuata fra e ragioni del successo dei polulismi, serve una vision. «I leader politici devono avere il coraggio di decisioni difficili che possono anche essere dolorose, ma devono avere anche una visione. Se questa non convince non ci sarà nessuno a votare». Secodno Lagarde, «ci vuole una maggiore redistribuzione dei redditi di quanta ne abbiamo oggi». Nel dibattito interviene anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «è giusto che l’Unione europea chieda agli Stati membri di avere i conti in ordine e le finanze a posto, ma lo stesso rigore deve essere utilizzato anche quando gli Stati sono inadempienti sulla ricollocazione dei migranti e su altri dossier».

all’Italia