Italia Digitale in 12 punti

di Barbara Weisz

Pubblicato 2 Gennaio 2017
Aggiornato 18 Maggio 2017 14:34

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Il programma del team per la Trasformazione Italia Digitale in 12 punti per una PA sicura, semplice e innovativa: la squadra di Piacentini e il piano.

Digitalizzare il Paese vuol dire dargli un nuovo sistema operativo che renda la pubblica amministrazione efficiente e degna del terzo millennio senza bisogno di continui piani straordinari: è un po’ questo l’obiettivo del team per la trasformazione dell’Italia Digitale diretto da Diego Piacentini, commissario straordinario per la Trasformazione dell’Agenda Digitale. La prima fase è stata dedicata a formare la squadra, con un metodo che già segna un cambio di passo rispetto al modo in cui, in genere, funzionano queste cose in Italia: una selezione aperta, con tutti i requisiti spiegati online, seguita dalla classica serie di colloqui per selezionare i migliori fra i candidati che si sono presentati.

«La partecipazione è stata superiore a ogni nostra più favorevole aspettativa. Siamo stati inondati dal talento con curricula di altissimo livello e oggi, dopo decine di test e interviste, vi presentiamo il risultato della nostra selezione», spiega online lo stesso Piacentini.

=> Italia Digitale, ultimi senza risorse private

Sul sito del team Italia digitale, alla sezione “Chi siamo“, si possono consultare i profili di coloro che sono entrati a far parte della squadra. C’è anche una sezione “Lavora con noi” nella quale vengono via via inserite le nuove professionalità eventualmente richieste. Spiace dirlo, ma balza subito all’occhio un dato a cui, forse, siamo tutti troppo abituati: Piacentini non ha nascosto la volontà di cercare talenti, ovvero persone che rappresentassero l’eccellenza in campo digitale. Ebbene, fra i 17 talenti finora selezionati, le donne sono solo due. Mentre invece, il commissario per spiegare l’obiettivo di creare la pubblica amministrazione del terzo millennio, si chiede:

«Come spiego semplicemente a mia mamma a che cosa serve costruire il “sistema operativo”?». E poi, non contento, prosegue: «Serve a risolvere problemi del cittadino come quelli che ci vengono segnalati quasi ogni giorno».

Cittadino, con la o. Insomma, visto che quella a cui è difficile insegnare la digitalizzazione è una donna, che almeno ci si rivolga anche alle cittadine, signor commissario!!!

=> Le nuove sfide della rivoluzione digitale

Detto questo, vediamo i punti del piano:

  1. Sicurezza, ovvero la “responsible disclosure – tra hacker etici e non: è senz’altro uno dei punti fondamentali, in un mondo in cui tutto è connesso (non più solo i pc), la sicurezza dei software, dei dispositivi, delle informazioni, delle persone, è un tema primario. l’obiettivo è quello di creare «una policy che spieghi a tutti coloro che identificano un problema di sicurezza come segnalarlo in modo adeguato, tutelando gli utenti coinvolti grazie a una pronta risoluzione, e incentivare così tutti i cosiddetti “hacker etici” ad aiutarci in questo compito.
    => speciale Sicurezza informatica
  2. ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente): ovvero, “I dati devono essere unici e in un unico luogo”: portare l’identità dei cittadini in una sola anagrafe unica, con il vantaggio per la PA di risparmiare soldi ed energia, e per il cittadino di non dover comunicare gli stessi dati a diversi uffici pubblici. Rendere la PA accessibile online, in modo che il cittadino possa svolgere gli adempimenti senza recarsi allo sportello. Il progetto è già esistente, il tema si propone di accelerare il processo.
    => Anagrafe Unica: PEC e domicilio digitale
  3. PAGOPA, ovvero “Per pagare basta un click“: il cittadino che deve effettuare pagamenti presso la pubblica amministrazione deve poter scegliere metodi di pagamento moderni, a minima frizione, e il mercato deve potersi integrare, aggiungendo facilmente nuovi strumenti di pagamento innovativi.
    => PagoPA, circuito per pagamenti elettronici
  4. SPID, sistema pubblico di identità digitale, ovvero “L’identità di una persona è una, è certa, è per sempre”: il sistema rende possibile l’accesso a tutti i servizi pubblici con le stesse credenziali, che offrono sicurezza e semplicità (niente documenti, compilazione moduli diversi ogni volta e via dicendo). In poche parole, un solo account e una sola password per tutti i servizi. Anche questo è un progetto già in atto.
    => Identità digitale: debutta SPID
  5. Applicazioni che si parlano, ovvero “un ecosistema di API“: se le applicazioni si parlano non sarà mai il cittadino o il funzionario pubblico a estrarre dati da un sistema (magari stampando su carta) per inserirli in un altro sistema, né sarà chiesto al cittadino di fornire dati di cui la PA già dispone. Le API sono le Application Programming Interface, che consentono appunto il dialogo fra le applicazioni. Dove possibile, si legge nel programma del team, le «interfacce dovranno essere aperte e diventare strumenti abilitanti per i privati che potranno costruire applicazioni per interagire con la Pubblica Amministrazione». Si tratta, come si vede, di un lavoro altamente tecnologico, che deve fornire un’infrastruttura aperta alla pubblica amministrazione che consente il continuo sviluppo innovativo.
  6. Community, ovvero “dagli individualismi al lavoro di squadra“: utilizzare standard e software aperti, e realizzare API documentate pubblicamente, non con un linguaggio giuridico ma tecnico, intorno alle quali poter coinvolgere una community di sviluppatori che crei innovazione. Anche questo, lavoro tecnico.
  7. Un progetto aperto, ovvero “Servizi e contenuti digitali a misura di cittadino e imprese”: creazione di linee guida, esempi e kit di sviluppo rapidi da implementare per aiutare tutte le Amministrazioni a offrire un’esperienza utente moderna, coerente e semplice per tutti i cittadini. Partendo, ad esempio, dallo smartphone, strumento digitale per il quale si vogliono pensare servizi pubblici.
  8. Cittadinanza in digitale, ovvero “Scegli tu come essere contattato dalla PA, anche sullo smartphone“: accessibilità della PA dallo smartphone, collaborando in maniera aperta con le comunità dei designer, content e social media strategist, architetti dell’informazione, produttori di contenuti digitali, esperti di user research, cui chiederemo suggerimenti e contributi sui temi in agenda e feedback costanti sulle nostre scelte.
  9. Uno per tutti, tutti per uno, ovvero “Un procedimento amministrativo standard in digitale per esercitare gli stessi diritti”: procedimenti, moduli e formulari che cittadini e imprese devono compilare per interagire con l’amministrazione devono essere standard senza distinzione per Comune o Regione. Questo è il punto ritenuto più fondamentale da Piacentini.
  10. Data & Analitics – Open data, ovvero “da questo dato è mio e lo gestisco io a questi dati sono aperti e condivisibili”: una nuova interfaccia all’interno della quale singole amministrazioni comunichino e condividano tra loro dati e API in maniera libera e aperta, permettendo la nascita di servizi e data application nuovi e prima impensabili realizzati sui bisogni del cittadino. Ovviamente nel massimo rispetto delle norme di privacy e nella piena sicurezza tecnologica.
  11. Dai codici al Codice ovvero “le regole dell’amministrazione digitale”: scrivere meno leggi e più software, meno codici e più codice, con le leggi che fissino i principi fondamentali (capaci di resistere al tempo, senza imbrigliare l’innovazione), mentre il resto è operatività. Regole di dettaglio tradotte in bit, convenzioni per lo scambio dei dati tra amministrazioni in API, procedimenti amministrativi nei quali l’attività discrezionale dell’amministrazione è assente o modesta trasformati in processi machine to machine più efficaci e più democratici.
  12. Internet Governance: restituire all’Italia il ruolo che le spetta nella comunità multistakeholder europea e internazionale che discute e stabilisce le regole della rete.

del team trasformazione digitale