Non molto tempo fa alcuni hacker riuscirono ad entrare nei computer personali di diversi dipendenti della Difesa Americana (tra cui il segretario della Difesa) con la possibilità di attaccare moltissimi altri computer se non con l’opportunità di compromettere la Difesa stessa.
Si parlò di intrusione di “elements of an unclassified e-mail system” e alcuni sistemi rimasero inutilizzabili per questioni di sicurezza per alcune settimane.
Poi però un quotidiano, il Financial Times, pubblicò un articolo sul quale c’era scritto che, da una fonte molto vicina alla Difesa e che conosceva bene l’incidente, la Cina e il suo corpo militare potevano essere la mente dell’intrusione.
Oggi di nuovo c’è che il Ministro degli affari esteri cinese si oppone con tutte le sue forza dichiarando che pensare che la Cina sia l’artefice dell’attacco è solo un refuso della mentalità da guerra fredda.
Basti pensare al fatto che in prima istanza nessuno aveva dichiarato la Cina come possibile candidato ad autore dell’exploit. Anzi, inizialmente anche vertici Americani dissero che non c’erano elementi per riuscire a comprendere la reale fonte dell’attacco.
Ovviamente non sapremo mai quale sia la realtà e quale la storia che giornali e ministri ci vogliono raccontare.
Stesso discorso per una storia analoga avvenuta non più di un mese fa che questa volta vedeva coinvolto il computer personale del cancelliere tedesco Angela Merkel. Anche in questo caso i sospetti vennero indirizzati sulla pista degli Hacker orientali ed anche in questo caso il ministro degli esteri Cinese si contrappose con forza alla vicenda.
Che sia in atto un attacco informatico organizzato, da parte della Cina, alle più grandi potenze mondiali?