Nell’ultimo rapporto reso recentemente noto dai laboratori Sophos, il nostro “bel paese” sembrerebbe al decimo posto nella lista (nera) dei paesi produttori di SPAM.
Classifica speciale che ci mostra un risultato sul quale riflettere un po’. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti d’America con una produzione (relativamente al secondo trimestre del 2007) di un 19.6% di SPAM circolante nel mondo: in sostanza un messaggio ogni 5 spediti.
L’Europa invece si pone in vetta alla classifica della maggior percentuale di computer cosiddetti “zombie”, presenti sul territorio.
La classifica evidenzia anche come lo SPAM a livello generale sia cresciuto di un 9% rispetto all’anno precedente.
La ricerca mette in evidenza come questo aumento sia imputabile sia ai provider che offrono l’accesso a internet a prezzi stracciati sia agli scarsi controlli e alle scarse protezioni che vengono offerte sempre dai medesimi provider.
Sicurezza scarsa figlia di una mentalità che punta al risparmio e al guadagno e da’ poca importanza a quelle che sono le normali misure di protezione.
Walter Narisoni, security consultant di Sophos Italia, sostiene come (oggi più che mai) sia necessaria l’azione congiunta di tutti i paesi e di tutti gli stati e non solo di poche nazioni.
Contrastare questo fenomeno diviene sempre più difficile specie se non si porta avanti un’azione coordinata ed organizzata.
Narisoni insiste anche sull’importanza, come abbiamo fatto noi più volte, della conoscenza, dell’informazione e parla anche di possibili investimenti per la sensibilizzazione delle utenze.
A questo proposito mi sorge spontanea una domanda: in casi come questo, una campagna off-line può aiutare? Parlare di SPAM e protezione anche in luoghi (non uso la parola siti volutamente) non espressamente dedicati, aiuterebbe?
Sarebbe fatica sprecata oppure stimolerebbe una maggiore attenzione?