È stato ufficializzato, qualche giorno fa, l’acquisto, da parte del colosso di Mountain View, di GreenBorder, ecco, dunque, che anche un pilastro fondante dell’informatica mondiale si prepara a dichiarare guerra ai codici malevoli e simili.
A differenza di quanto accade per gli altri programmi antimalware, GreenBorder non combatte i virus o i malware, ma agisce piuttosto come un firewall che si frappone tra il codice aggressivo e l’applicazione che deve essere protetta.
Da questo punto di vista si avrebbero anche maggiori tutele per le utenze dal punto di vista della privacy: un meccanismo del genere impedirebbe furti d’identità o di password.
Bernard Harguindeguy, patron della ditta che produce il programma in oggetto, spiega le funzionalità e il funzionamento del programma. GreenBorder si installa allo star-up di Windows e rimane nella memoria del sistema, pronto a lanciare una sessione virtuale ogni qual volta avvenga uno scambio di dati tra un PC e un altro.
Tuttavia GreenBorder non è un vero antivirus, ma un prodotto complementare da affiancare ai tradizionali e canonici software per la protezione del PC.
Proprio per le sue peculiarità indirizzate a un utilizzo prettamente online, risulta completamente inefficace qualora la minaccia provenga da una memoria o da un unità locale.
Cosa ne pensate? Si tratta di una soluzione interessante nella quale vedete futuri possibili impieghi oppure pensate si tratti di un “buco nell’acqua?”. Io sono dell’opinione (forse troppo fiducioso nei confronti del Team di Google) che sia una soluzione interessante specie se affiancata a quelle che già conosciamo.