A San Francisco questa è la settimana della virtualizzazione, di scena all’annuale edizione del VMworld.
Al momento i riflettori sono tutti puntati su Canonical, softwarehouse autrice di Ubuntu, la distribuzione del sistema operativo open source Linux che sta raccogliendo sempre più consensi sia tra gli utenti business che tra quelli consumer.
Ieri è stata infatti presentata la nuova versione Ubuntu Jeos, sviluppata per lavorare su computer virtuali. Jeos, ovvero “Just Enough Operating System”, permette di utilizzare applicazioni in ambienti virtualizzati mantenendo un elevato livello di performance.
Tramite la virtualizzazione, un server può essere suddiviso in diverse “macchine virtuali”, ognuna delle quali in grado di operare come un vero e proprio computer indipendente. Installando Ubuntu Jeos su una di queste macchine virtuali, è possibile lavorare con software di alto livello senza compromettere la potenza, come mostrato nel corso della presentazione, quando Business Objects ha fatto girare i suoi software su Jeos.
Restando in ambito Open Source, VMware ha colto l’occasione per presentare Open Virtual Machine Tools, un codice “aperto” che dovrebbe migliorare le prestazioni delle macchine virtuali. Ciò che emerge dal VMworld è quindi un rapporto sempre più stretto tra Open Source e virtualizzazione, che potrebbe dare nuovo impulso a una tecnologia che non manca di dividere gli esperti tra seguaci e detrattori.