Nuovi ricorsi contro il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, dopo che il TAR del Lazio nei giorni scorsi ha respinto il ricorso di M5S e Sinistra Italiana, mentre il Tribunale di Milano non ha ancora deciso su un’altra contestazione, quella presentata da Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale. Non si arresta, dunque, la battaglia legale sulla legittimità del quesito del referendum costituzionale con cui i cittadini sono chiamati a pronunciarsi sulla riforma istituzionale pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 15 aprile, che prevede, fra le altre cose, il superamento del bicameralismo perfetto con la trasformazione del Senato che diventa una rappresentanza delle Regioni e non è più eletto direttamente, ma attraverso i consigli regionali (che scelgono i membri fra consiglieri e sindaci), e sarà composto da 100 parlamentari, contro gli attuali 315.
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I nuovi ricorsi sono stati presentati al Tar del Lazio e all’Ufficio Centrale per il referendum della Cassazione, da Fulco Lanchester e Mario Staderini, esponenti del Comitato per la libertà di voto, che la primavera scorsa avevano provato a promuovere un referendum per lo spacchettamento del quesito, senza però raccogliere le firma necessarie. Il fatto che i ricorrenti avessero presentato richiesta di referendum, è rilevante, perché nei giorni scorsi è stato respinto un altro ricorso, del Codacons, presentato all’Ufficio Centrale per il referendum, per “difetto di legittimazione attiva”. In pratica, l’ufficio centrale per il Referendum ha stabilito che per presentare istanza contro il referendum, bisogna essere parte attiva ovvero aver presentato a suo tempo un quesito referendario. Non è ancora detta l’ultima parola perché, come dichiara il presidente del Codacons Carlo Rienzi, sull’istanza si dovrà pronunciare il prossimo 15 novembre le sezioni Unite della Cassazione.
Ricordiamo che la motivazione con cui il tribunale amministrativo regionale del Lazio, la settimana scorsa, ha ritenuto inammissibile il referendum di Sinistra Italiana e Movimento Cinque Stelle, riguarda il fatto che le questioni di costituzionalità sui referendum vanno presentati all’Ufficio Centrale per il referendum, non al TAR. Come detto, il nuovo ricorso è stato presentato sia al TAR sia all’ufficio centrale, superando quindi entrambe le pronunce negative fin qui stabilite.
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Per quanto riguarda, infine, il ricorso di Onida, il Tribunale di Milano nei giorni scorsi ha rinviato la decisione. Anche il ricorso di Onida, presentato insieme a Barbara Randazzo, docente di Diritto costituzionale alla Statale di Milano, è basato sulla convinzione che il referendum andasse spacchettato, prevedendo quindi diversi quesiti per le varie misure di riforma previste. Questo ricorso è presentato sia a Roma sia a Milano, e contesta “la formulazione di un unico quesito, suscettibile di un’unica risposta affermativa o negativa, pur essendo il contenuto della legge sottoposta al voto plurimo ed eterogeneo”. Infine, c’è un altro ricorso, presentato da un pool di avvocati al tribunale di Milano, che a sua volta contesta il mancato spacchettamento del quesito, e sul quale si attende ancora pronuncia. Il Tribunale ha deciso di non accorpare questa istanza con quella di Onida. Dunque, si attendono diverse pronunce sulla legittimità del quesito del referendum costituzionale. Secondo Onida, nel caso in cui il suo ricorso fosse accolto, ci sono ancora i tempi tecnici per far slittare il referendum del prossimo 4 dicembre.